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Nato, operazione Trident: prove generali di guerra nel mare italiano

Federica Villa
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Un'esercitazione militare come nel Mediterraneo non se ne vedevano dai tempi della Guerra Fredda. Con cacciambombardieri ed elicotteri pronti al decollo. Con un'allerta che va da Grosseto alla Spagna, fino al Portogallo. Si chiama operazione Trident Junction e, dal 21 ottobre fino al 6 novembre, come riferisce il Corriere della Sera, coinvolgerà 36 mila soldati da più di 30 Paesi, 150 aerei e 60 navi, il tutto per volere della Nato. L'ipotesi - Lo scenario ipotizzato nell'operazione sarà questo: un grande Paese, invade una piccola nazione vicina e minaccia di fare la stessa cosa con un altro Stato confinante. L'Alleanza interviene a difesa dei Paesi minacciati dalla grande potenza, dopo aver chiesto e ottenuto un mandato dell'Onu. Si ipotizza inoltre che la crisi abbia implicazioni etniche e religiose e che metta a rischio le forniture energetiche nonché la sicurezza informatica degli Stati coinvolti. Chi è il nemico? - L'esercitazione, presentata a Trapani, nella base italiana che sarà il centro delle operazioni, ha fatto intendere a molti che si tratti di uno scenario "testato" dalla Nato, sempre più preoccupata e insospettita dalle manovre militari dell Russia di Vladimir Putin. A questo proposito, il vice-segretario generale Nato, Alexander Vershbow, ha detto: "La crescente concentrazione di forze russe a Kaliningrad, nel Mar Nero, nel Mediterraneo Orientale e l'intervento in Siria, pone all'Alleanza ulteriori sfide". Ma alla domanda diretta in cui gli si chiedeva se il test, di fatto, fosse un'eventuale risposta proprio alla Russia, la risposta è stata chiara: il nemico immaginario di Trident Junction non è la Russia. O almeno, non solo. In effetti, i nemici Nato, sono anche altri. Oltre all'esposizione sul fianco meridionale, dove dispone di poche forze, l'Alleanza deve preoccuparsi della crisi libica, dell'Isis, della Siria, e del ritorno dei talebani in Afghanistan. L'impegno italiano - Proprio in Afghanistan rimarranno, dopo la scadenza dei mandati prevista per dicembre, Italia e Usa, ma anche Germania e Turchia. L'Italia, in particolare, è uno dei Paesi più coinvolti in Trident Junction. Oltre che a mettere a disposizione la maggior parte delle sue basi militari, il nostro Paese ha predisposto il dispiegamento di 4 mila uomini, 35 velivoli e 3 unità navali. E tutto è pronto per simulare una guerra.

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