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Viareggio, rosario vietato a scuola: il bambino deve toglierlo

Giulio Bucchi
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Succede qualcosa, tra il 24 e il 26 dicembre, ma è meglio non parlarne. Per non turbare i bambini figli degli immigrati che non sono di religione cristiana, presidi e dirigenti scolastici cancellano il Natale con furia iconoclasta. Alberi banditi, crocifissi nascosti, presepi vietati. Canti e poesie, neanche a parlarne. Capitava anche in passato, per carità, ma, dopo gli attentati di Parigi, la tensione è tale che, per ogni Re Magio che finisce nel cassetto, scoppia un caso politico. A Golfo Aranci, la dirigente scolastica Raimonda Cocco ha deciso di proibire l'allestimento del presepe e l'insegnamento dei canti natalizi. I genitori si sono offesi e il sindaco Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha risposto mettendo a disposizione locali alternativi per il festeggiamento del Natale. Sempre rimanendo in Sardegna, ma a Sassari, i genitori della scuola San Donato (250 bambini di cui 122 non cattolici) avevano contestato la direttrice perché aveva chiuso le porte dell'istituto alla visita prenatalizia dell'arcivescovo. Per par condicio, avrebbe dovuto ospitare anche l'imam o il messia del dio di pasta e polpette della chiesa pastafariana. Allora non se n'è fatto più nulla. Non solo Rozzano - Ad Agrigento c'è stato un caso simile a quello di Rozzano: quest'anno nell'istituto comprensivo Esseneto, di rosso c'è soltanto il numero 25 sul calendario. Niente albero, niente addobbi, niente presepe, niente canti e zero recita. Una tristezza, insomma. Celebrare la festività cristiana offende i bambini musulmani, si sono sentite dire le mamme dai dirigenti scolastici. «La preside», racconta il coordinatore di Noi con Salvini, Giuseppe Di Rosa, all'AdnKronos, «ha pure imposto di togliere i crocifissi e alcune maestre entrano in aula, prendono il crocifisso dal proprio armadietto, lo appendono e poi lo tolgono a fine lezione». Casi di fede a intermittenza anche in Versilia. A Viareggio l'insegnante ha chiesto al bambino di levarsi il rosario che aveva al collo e di riporlo in cartella. Quel simbolo religioso poteva infastidire i compagni che pregano Allah. I genitori del bimbo sono rimasti sconvolti, hanno denunciato il caso e meditano di ritirare il figlio dalla scuola. Hanno già chiesto il nullaosta per il trasferimento. L'insegnante, però, contesta la versione data dalla famiglia, come spiega Il Tirreno. Al bambino è stato solo chiesto se conoscesse il significato di quel simbolo che portava al collo. Tutto qui. Nessuno l'ha obbligato a sfilarlo e nasconderlo. Sempre in Toscana, il sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli ha disposto il collocamento obbligatorio del crocifisso in tutte le scuole comunali, appellandosi a una sentenza del Consiglio di Stato: «Il crocifisso può svolgere una funzione simbolica altamente educativa, al di là della sua connotazione prettamente religiosa». Il primo cittadino, inoltre, ricorda che «il calendario scolastico è modellato in base alle festività religiose cristiane». Per cui, insegnanti che professano il «relativismo culturale» e bambini non cattolici il 25 possono pure presentarsi a scuola e fare lezione. Chi dissente se la vede brutta. È successo al sindaco di Romano, Rossella Olivo. Aveva protestato perché un istituto comprensivo della sua città, nel vicentino, aveva organizzato un concerto con musica “esotica”. Metà delle canzoni erano in arabo. Neanche un “Tu scenti dalle stelle”. Risultato: Olivo è stata minacciata di morte, come scrive Il Giornale di Vicenza. Eppure c'è un posto a Milano dove gli scolari islamici sono affascinati da tutto l'apparato natalizio. Vogliono scrivere il biglietto d'auguri a papà e mamma, guardano affascinati il presepe e l'albero. È l'Ics Morosini-Manara. Anche se, ammette la maestra, le poesie su Gesù bambino che andavano a memoria vent'anni fa, non si portano più. Relativismo - A Torpignattara, quartiere romano ad alta densità di stranieri, gli scolari italiani sono quasi in minoranza. Per cui all'istituto Pisacane fanno così: non festeggiano il Natale, celebrano il giorno dell'anti-razzismo. Ai canti tradizionali si sostituiscono i balli indù. A Ladispoli, sul litorale di Roma, c'è una fusion. Il crocifisso è «tollerato», ma gli scolari delle elementari, pure gli italiani, leggono il Corano in classe. Che male c'è?, domanda il preside Riccardo Agresti, in passato malmenato da un genitore che lo accusava di privilegiare i rom a discapito degli italiani. di Salvatore Dama

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