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Zingari in ospedale: derubati i bambini in coma

Alessandra Menzani
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Hanno fatto razzia nelle sale dell'ospedale pediatrico dove i loro stessi figli erano ricoverati. Hanno rubato dalle tasche di altri genitori che si trovavano al capezzale di bimbi malati, approfittando della distrazione dovuta alle notti insonni, alle ansie e alle paure. Hanno portato via oggetti preziosi e anche ricordi, come il telefono di un papà che assisteva la sua piccina in coma o come il tablet della piccola Elisa, colpita da una malattia incurabile agli occhi. Mentre mamma e papà cercavano di consolare il suo pianto di bimba diventata cieca, qualcuno dal comodino le portava via l' iPad dove conservava le sue ultime foto da vedente. È accaduto all' ospedale pediatrico Gaslini di Sturla (Genova) la primavera scorsa e, dopo una lunga indagine, dieci persone sono state denunciate per i furti: almeno otto sono nomadi della comunità «Caminanti» di Noto, di origini siciliane, che in quel periodo si trovavano accampati nei pressi della città. L' indagine, denominata Santa Lucia, è partita dopo il furto del tablet di Elisa, ma in quei giorni, come nelle settimane precedenti, le sparizioni si ripetevano quotidianamente. E nello stesso periodo, sempre presenti in ospedale c'erano i caminanti ricoverati e i loro parenti impegnati ad assisterli. Non così impegnati, però, da rinunciare a far man bassa. Dalle sale dell' ospedale in pochi giorni sparirono una ventina tra smartphone, ipad, tablet, ma anche fedi nuziali e anelli che i genitori, indaffarati nella cura quotidiana dei piccoli pazienti, toglievano dalle dita e lasciavano nei cassetti delle camere di degenza. L' equazione che ha portato la polizia alle denunce è stata tutto sommato semplice: chi c' era in quei giorni in ospedale? Sempre loro, le famiglie di nomadi, che agivano a quanto pare in modo organizzato, anche con l' aiuto di due dipendenti dell' impresa di pulizie che lavora all' interno dell' ospedale. Funzionava così, secondo le ricostruzioni dell'indagine: i ladri adocchiavano il «prezioso» durante la degenza del loro caro, si organizzavano per rubarlo insieme ai due operatori e poi se lo portavano a casa, una volta finita la degenza dei loro bambini. Le sparizioni, infatti, incrociando i dati, coincidevano sempre con il giorno delle dimissioni dei piccoli nomadi. Una volta fuori, poi, erano attenti a non farsi scoprire: le schede sim presenti nei supporti venivano subito tolte e distrutte, i dati personali dei legittimi proprietari venivano cancellati e gli strumenti, ripuliti, venivano usati solo attraverso collegamenti wifi, per evitare di essere rintracciati. Ma non è bastato. Una volta rientrati a Noto, dove la comunità possiede diverse abitazioni utilizzate come fissa dimora nel periodo invernale, i caminanti denunciati hanno abbassato la guardia e le polizie delle due città, collaborando, hanno individuato i segnali dei supporti rubati, che provenivano proprio dalla provincia di Siracusa. Le perquisizioni nelle abitazioni hanno fatto il resto. Ora dovranno rispondere di furto aggravato. Oltre al tablet di Elisa, che la polizia sta ancora cercando, tra la merce rubata è stato trovato il cellulare sottratto ad un padre di Savona che stava assistendo la figlia in coma e lo smartphone di un medico, sparito proprio mentre questo era impegnato a visitare uno dei bimbi della comunità siciliana. Alessia Pedrielli

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