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Scandali in Vaticano: cade la prima testa Allontanato dalla Curia Balestrero

"Promosso" nunzio a Bogotà il monsignore era stato tirato in ballo per presunti rapporti con la cricca di Balducci e uomo chiave delle finanze pontificie

Eliana Giusto
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  di Caterina Maniaci Una nomina di Curia pensata da tempo, ma annunciata ora - di fatto, uno degli ultimi atti del Pontificato -   è diventata oggetto di ipotesi, analisi, connessioni, nei giorni che precedono il Conclave, sul quale si ingigantiscono le ombre di scandali e dossier pesanti come macigni. Benedetto XVI ha promosso arcivescovo e trasferito a Bogotà, quale nunzio apostolico, il sottosegretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Ettore Balestrero.  Il  nuovo   sottosegretario della sezione per i rapporti con gli Stati della   segreteria di Stato monsignor Antoine Camilleri, consigliere di   nunziatura nella stessa sezione dei Rapporti con gli Stati.  Nato a Genova 46 anni fa, monsignor Balestrero è considerato un astro  nascente della diplomazia vaticana, in prima linea nella difesa della libertà religiosa. Il suo trasferimento in Colombia, a pochi giorni dalla fine del Pontificato, rappresenta un fatto piuttosto rilevante. Il neonunzio era indicato come    uno degli uomini più potenti in Curia, anche per via del suo ruolo nel mondo della finanza vaticana: nei mesi scorsi  è stato  responsabile dei rapporti della Santa Sede con Moneyval, che hanno portato a un parziale riconoscimento della trasparenza dello Ior e delle finanze vaticane. Un uomo-chiave, dunque,  uno dei collaboratori più stretti del Segretario di Stato Tarcisio Bertone,  che viene sì promosso, ma in pratica allontanato dal Vaticano, spiegano alcuni. Perché? Per dare uno schiaffo alla Curia? O invece si tratta di un segno di stima e di fiducia da parte del Papa verso il prelato... Il  nome di Balestrero, però,  è stato accostato a vari scandali che hanno provocato profonde scosse Oltretevere. Ed è tornato in primo piano proprio in questi ultimi giorni, tirato in ballo, in primis da Repubblica - insieme a quello di Marco Simeon, ex direttore delle relazioni istituzionali e internazionali della Rai, e di René Bruelhart, direttore dell'Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede, tra gli altri nomi - da ricostruzioni giornalistiche del possibile contenuto dell'ormai arcinoto dossier Vatileaks, quello redatto dai tre cardinali incaricati dal Papa stesso, oltre un anno fa, per far luce sulle sulla fuga di documenti segreti, a cui si intreccerebbe con affari non troppo puliti, tanti soldi e lo strapotere di una lobby gay radicata Oltretevere. Padre Federico Lombardi, direttore della sala   stampa della Santa Sede, ha giustamente  precisato che la nomina «non ha nulla a che vedere con gli articoli di stampa usciti in   questi giorni», dal momento che «era stata decisa da tempo».  In realtà,  in molti richiami del Papa sull «divisioni interne alla Chiesa», sulle gravi colpe che «ne deturpano» il volto, si può trovare la sintesi della relazione dei tre cardinali sul caso Vatileaks. Il documento è ancora coperto da «segreto pontificio», ma il Papa potrebbe decidere di toglierlo e dunque di renderlo pubblico. La relazione del resto riguardava la fuga di documenti e le contrapposizioni nella Curia, non è ipotizzabile che  abbia preso in considerazione proprio  il   caso Balducci o il  comportamento personale di alti prelati, ma probabilmente quel che emerge dal documento si attaglia alle parole del Pontefice.  Ben prima delle dimissioni del Papa e dunque delle inchieste giornalistiche dell'ultimora, il delicato tema della cosiddetta «lobby gay» che si sarebbe ramificata in ambienti ecclesiastici è stata affrontata e resa nota all'opinione pubblica. L'anno scorso,  ad esempio, il sacerdote Ariel Stefano Levi di Gualdo ha denunciato il problema, nel suo libro E Satana si fece trino, pubblicato da Bonanno. Nel secondo capitolo si parla del problema della «omosessualizzazione psicologica» della Chiesa è ancora più pericoloso dei casi di pedofilia, che ha toccato numeri esigui di preti, mentre l'omosessualità, almeno come tendenza, sarebbe piuttosto diffusa. Questa valutazione trova conferma nell'Istruzione della Congregazione dell'Educazione Cattolica pubblicata nell'ottobre 2008, che stabilisce «gli orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio». Un documento firmato dal Pontefice e puntualmente aggredito da proteste e polemiche.  Scrive don Ariel senza mezzi termini, nel suo saggio: «Che da anni la Santa Sede seguiti con chiarezza a sollecitare la non opportunità ad ammettere ai sacri ordini soggetti con tendenze gay palesi o latenti, è cosa che non si vuole recepire in molte diocesi, dove il modo di agire è nei fatti contrario a certe direttive. (...) O per dirla cruda: alcuni seminaristi che tra gli anni settanta e gli anni ottanta capeggiavano all'interno dei seminari la «pia confraternita», oggi sono vescovi, ed appena divenuti tali, per prima cosa si sono circondati di soggetti affini, piazzati sempre e di rigore in tutti i posti chiave delle diocesi, seminari inclusi, proteggendosi e riproducendosi tra di loro».  

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