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Mediaset, Berlusconi condannato: i commenti della stampa

Belpietro, Calabresi, Travaglio e Feltri

Travaglio insulta, Belpietro si interroga, Feltri attacca, Ferrara medita, Calabresi e il Corsera fanno i pompieri, Mauro aizza

Andrea Tempestini
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Il day-after. A poche ore dalla sentenza che cambia la storia di Silvio Berlusconi, della democrazia e del governo delle larghe intese di Enrico Letta, i direttori e le penne di tutti i quotidiani italiani fanno il punto della situazione, s'interrogano sul futuro del nostro Paese. In una breve rassegna vi proponiamo i principali punti di vista, partendo da quello espresso dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro (leggi l'editoriale), secondo il quale al Cavaliere restano due strade. "I giudici della Corte d'Appello - scrive - hanno scelto di mangiarsi il giaguaro. Quello che non è riuscito a fare Bersani, lo hanno fatto i magistrati", "nonstante le incongruenze e nonostante la mancanza delle prove". Ora Berlusconi potrebbe candidare Marina, la figlia primogenita, e provare a rivincere le elezioni. Oppure può affidarsi a Giorgio Napolitano sperando nella grazia. Ma in entrambi i casi ci sarebbero dei rischi. Nel primo "il centrodestra si troverebbe a dover battere non Bersani o Epifani ma Renzi e non è detto che ci riesca". Nel secondo caso, sottolinea Belpietro, "il Cavaliere dovrebbe acconsentire a farsi da parte, ritirandosi in cambio della grazia, misura che gli eviterebbe di scontare la condanna di ieri ma non quelle future, come ad esempio i sette anni che incombono per il caso Ruby. Insomma, la strada è stretta e il percorso accidentato". Feltri e Sallusti - Il fondatore di Libero, Vittorio Feltri, su Il Giornale mostra di non avere dubbi: "Pensavamo fosse impossibile che si potesse far secco un uomo politico con una sentenza anziché col voto popolare. E invece è successo proprio questo".  Feltri si concentra sulle conseguenze della sentenza, che "sono terribili per il nostro Paese". L'eliminazione del Cav è un "precedente da brividi: la democrazia è stata per la prima volta decapitata in un tribunale". Il direttore si concentra poi sull'abolizione dell'immunità dei parlamentari avventua vent'anni fa: "I parlamentari si sono esposti all'azione penale obbligatoria col risultato che qualunque sostituto procuratore può aprire un'inchiesta e portarla a compimento contro chi sia stato prescelto dai cittadini". Sulle barricate anche Alessandro Sallusti, che mette nel mirino Giorgio Napolitano: "Dice che ora la giustizia la si può anche riformare". Ma il direttore de Il Giornale nell'offerta vede "malafede e imbroglio. Lo stesso imbroglio con cui Berlusconi è stato spinto giù. Sono più esplicito - prosegue -. Napolitano aveva giocato la sua faccia e la sua ricandidatura assicurando una pacificazione nazionale sul cui presupposto è nato il governo delle larghe intese. Ora, o il capo dello Stato ha preso in giro il Pdl e i suoi elettroi oppure è stato a sua volta preso per i fondelli". L'elefantino - Su Il Foglio Giuliano Ferrara parla dell'"attentato continuo alla sovranità democratica del paese mascherato da guerra all'outsider populista, al leader che non doveva entrare in politica". Sottolinea come la "sentenza è nulla" e ribadisce che "una sentenza simile è politicamente e civilmente nulla". L'Elefantino poi si concentra sul futuro del centrodestra: "C'è da rimboccarsi le maniche e da ricostruire, nelle forme possibili, l'identità integrale di una personalità che ha espresso intorno a sé un movimento popolare immenso e che ha una funzione basilare di equilibrio nella politica italiana. Nessuno può toglierglila - aggiunge - né per legge né per sentenza". Ferrara aggiunge che "saranno ore e giorni di forte tensione, ma chi è amico di Berlusconi, e sopra tutto chi è amico di questo Paese in grande crisi, guarderà oltre e cerchera, si spera con prudenza istituzionale e con saggezza, di determinare nuove condizioni anche a partire dal fatto che la guerra dei vent'anni oggi ha fatto un prigionierio, il più notevole dei suoi protagonisti". Calabresi e Corsera - Il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, da par suo chiede che il conto della sentenza, ora, non lo paghino l'Italia e gli italiani. Il direttore si chiede se "per una volta la razionalità può prevalere". Per Calabresi "siambo a un bivio, in poche ore potrebbe sfasciarsi tutto ancora una volta o si potrebbe finalmente vivere in un Paese in cui una sentenza, che colpisce un politico nelle sue vesti di imprenditore, non determina il destino di un Governo". Per Calabresi "i prossimi giorni saranno cruciali, la navigazione sarà difficilissima". Un parere simile a quello espresso da Antonio Polito sul Corriere della Sera, che chiede: "Siate seri, tutti". Polito si chiede "quanta instabilità portereanno, quanta influenza sul governo, quali conseguenze produrranno sullo sforzo collettivo che stiamo facendo per tornare con la testa fuori dall'acqua" le ultime vicende giudiziarie. Per Polito ci saranno "certamente conseguenze politiche", per esempio "il Pd dovrà fronteggiare un nuovo attacco del partito giustizialista", che chiederà la fine delle larghe intese. "Ma proprio chi ha strillato, da un lato e dall'altro, che la giustizia deve essere indipendente dalla politica e viceversa, dovrebbe oggi dimostrare coerenza accettando il principio della separazone dei poteri". Anche dal Corsera, in definitiva, arriva un appello alla coesione e a proseguire nel cammino delle larghe intese. Mauro e Travaglio - Su Repubblica Ezio Mauro continua a tirare la volata a Matteo Renzi e chiede al Pd di staccare la spina: "L'unica salvezza per la sinistra e per le istituzioni è leggere con spirito di verità quanto avventuo in questi anni e la Cassazione ha certificato ieri, dando un giudizio preciso sulla natura di questa destra e del suo leader". Per il direttore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari "non è la destra che deve decidere se può restare al governo dopo questa sentenza. E' la sinistra. Perché la pronuncia della Cassazione non è politica: ma il quadro che rivela è politicamente devastante. Per questo chi pensa di ignorarlo per sopravvivere - conclude Mauro - avrà una vita breve, e senz'anima". La rassegna non poteva che finire con Marco Travaglio, che sul Fatto Quotidiano gode per le manette e si diletta nella sua attività preferia: il becero insulto. "Berlusconi è un fuorilegge, un delinquente matricolato, colpevole di un reato - commesso anche da premier e parlamentare - che in tutto il mondo lo porterebber dritto e filato in galera per un bel po'". Marco Manetta si chiede poi come "il Pd possa restare alleato con un pregiudicato prossimo all'arresto purché non faccia troppo casino". Quindi, come detto, gli insulti. Rivolti niente meno che al capo dello Stato: "Ora - scrive il vicedirettore del Fatto - i soliti idioti dicono che la Cassazione ha condannato 10 milioni di elettori del Pdl (che sono molti di meno): no, ha condannato un solo eletto. Ma anche, simbolicamente, tutti quelli che - sapendo chi era - l'hanno legittimato, ricevuto, favorito, riverito, salvato, strusciato, addirittura promosso partner di governo e padre costituente: da Napolitano in giù. Vergognatevi, signori. E rassegnatevi: la legge, ogni tanto, è uguale per tutti". Per il giustiziere Travaglio, insomma, Napolitano si deve "vergognare".

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