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Parte il piano di dismissioniIn "Destinazione Italia" immobili e partecipazioni

Il governo ha individuato i "gioielli di famiglia" da vendere per abbattere il debito

Nicoletta Orlandi Posti
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Si chiama "Destinazione Italia" e partirà entro settembre. Si tratta del piano dismissioni del patrimonio immobiliari che sulla carta vale complessivamente oltre 300 miliardi di euro e di alcuni beni "mobili" dello Stato che ha come obiettivo di alleggerire il 'macigno' del debito pubblico. Nel dossier, sul quale la Sgr del Tesoro è già al lavoro da settimane, c'è una prima dote di 350 beni per un valore di 1,2 miliardi sarebbero già pronti per essere conferiti dal Demanio che dovranno essere valorizzati per attrarre investimenti anche dall'estero. Considerate le difficoltà del mercato immobiliare, non è escluso il ricorso a forme di valorizzazione anche diverse dalla vendita o dalla cartolarizzazione, come il diritto di superficie o la proprietà non piena. Nel portafoglio della società potrebbero inoltre confluire anche immobili provenienti da altri due canali, quello di 'Valore Paese' e quello di 'Valore Paese dimore' che punta su immobili che potrebbero essere trasformati a scopi turistici.  Ma dal dossier dismissioni non sono al momento escluse anche quelle "mobiliari", come aveva fatto presente il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni a luglio, in occasione della missione del Fondo Monetario Internazionale. Se la quota restante di partecipazione pubblica in Eni (che insieme al 4% del Tesoro vale una ventina di miliardi di euro) e Enel è di fatto considerata strategica, e dunque difficile da dismettere, diverso è il discorso per altri 'big' in cui il Tesoro è azionista. E' il caso delle Ferrovie, delle Poste, ma anche della Rai. Per Poste Italiane non c'è un dibattito in corso ma è da considerare che processi di privatizzazione sono in corso in altri Paesi d'Europa. L'ultimo in ordine di arrivo, per esempio, quello della Royal Mail deciso dal governo britannico. Poi c'è Ansaldo Energia, per l'acquisto di una quota della quale le trattative con i coireani Doosan sono in stato avanzato, ma manca il via libera del governo. 

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