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Torino, l'Fbi indaga su un marocchino 28enne: avrebbe proposto una strage in Italia

Giovanni Ruggiero
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Il sospetto che l'Italia possa essere il prossimo obiettivo del terrorismo islamico si fa sempre più forte dopo la scoperta del settimanale L'Espresso di un'inchiesta americana su un possibile attacco organizzato a Torino. Le indagini dell'Fbi sono partite dopo l'attacco di Manchester, quando è stata intercettata una telefonata tra un giovane jihadista di Torino, arrestato quattro mesi fa, e un uomo di origini arabe che vive a Dallas, in Texas. Mouner El Aoual, detto Mido, marocchino di 28 anni è stato intercettato "il 25 febbraio 2016 mentre parla con un texano. Mido - si legge nell'inchiesta dell'Fbi riportata da L'Espresso - chiede all'americano dell'Isis se, invece di andare a combattere in Siria, è possibile fare qualcosa in Italia, se è arrivato il momento". A rispondergli c'è Said Azzam Mohammad Rahim, già arrestato lo scorso 5 gennaio dall'agenti federali degli Stati Uniti. Nella conversazione sul sistema di messaggistica Zello, il jihadista torinese chiede rinforzi: "Mi servirebbero tre uomini" in modo da avere "una potenza di 15 persone". Il piano avrebbe previsto un attacco simile a quello di Torku, in Finlandia, ma svolto da un gruppo a colpi di coltelli. La risposta dell'arabo americano non "viene trascritta". Lo scorso 22 maggio due magistrati americani sono venuti in Italia per interrogare il 28enne marocchino rinchiuso nel carcere di Torino. Il sospetto degli inquirenti è che in un'altra intercettazione, alla presenza anche di uno sceicco dell'Isis, Rahim abbia dato il via libera per l'attacco all'attentatore di Manchester, rinunciando in quel momento al piano italiano.

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