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Torino, passanti feriti con la sparachiodi: la psicosi degli aghi infetti

Zaccardi Michele
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Passanti feriti da aghi d'acciaio sparati da una sparachiodi. Questa è la nuova moda che ha preso piede a Torino. Alla fine di settembre cinque persone sono state ferite con aghi lunghi dieci centimetri, simili agli "sprotte", utilizzati negli ospedali per le iniezioni peridurali. A lanciarli, non si sa ancora con certezza se con una sparachiodi o con una pistola ad aria compressa, un'auto che si muoveva a notevole velocità in prossimità dei marciapiedi, in zona San Paolo. Il quartiere, semi centrale, vive da anni una condizione di disagio sociale, con problemi legati alla microcriminalità, con borseggi e spaccio. L'episodio di fine settembre non ha fatto che esasperare ulteriormente i residenti. Tra i feriti, per fortuna non gravi dal momento che lo sprotte non può cagionare lesioni gravi, è scoppiata la psicosi che gli aghi fossero infetti. Si parlava di un untore, se non di un vero e proprio attacco terroristico. Le analisi di laboratorio hanno escluso la presenza di virus o veleno sugli aghi, derubricando il gesto a una bravata. Da allora l'auto non ha più colpito, ma l'allerta rimane: gli aghi di per sé non sono pericolosi, non riuscendo a raggiungere una velocità tale da provocare ferite gravi, ma un altro discorso è se colpiscono gli occhi. In quel caso la situazione si farebbe decisamente più drammatica. 

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