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Arrendetevi: meno islamici uguale meno terroristi. Basta buonismi, è una questione di sopravvivenza

Giovanni Ruggiero
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La grande incognita di fine anno è lo ius soli: riusciranno i nostri eroi a far approvare le nuove regole sulla cittadinanza prima che le Camere siano sciolte? L' ultimo spiffero uscito dal Quirinale racconta che Sergio Mattarella potrebbe attendere gennaio per chiudere la legislatura, proprio allo scopo di dare al Senato il tempo necessario a varare la norma pro immigrati (presidente, non scherziamo: la maggioranza dichiarata incostituzionale nel dicembre del 2013 ha già combinato troppi danni). Comunque vada a finire la partita a palazzo Madama, il fatto che l' urgenza sia questa dimostra che chi comanda mette la propria ideologia (la terza narice, avrebbe detto Giovannino Guareschi) prima della pelle degli italiani. In un Paese non governato da marziani la priorità sarebbe quella opposta: anziché regalare subito 800mila passaporti e altri 58mila ogni anno a individui che non conosciamo, ma con un atto di fede progressista decretiamo essere tutti cittadini modello, l' esecutivo dovrebbe selezionare chi non mette in pericolo la vita degli italiani, e quindi può restare qui, e chi rappresenta un potenziale pericolo e deve essere subito cacciato. Curiosamente, il «principio di precauzione» (la salute dell' individuo prima di tutto) vale per gli alimenti ogm, ma non per il rischio del terrorismo. Si è sviluppato un senso di sicurezza che non trova giustificazione né in quanto accaduto al di là dei nostri confini né nelle parole dello stesso ministro dell' Interno, il quale ha avvertito che la «diaspora di ritorno» dei foreign fighters a bordo dei barconi carichi di immigrati, ora che l' Isis è stato sconfitto in Siria e in Iraq, «è un' ipotesi concreta». La sinistra ha rimosso dalla propria memoria collettiva e dal discorso politico il percorso del tunisino Anis Amri, autore della strage di Berlino dello scorso anno (12 morti e 56 feriti), il quale aveva soggiornato nella nostra penisola (anche a spese del contribuente, nelle carceri siciliane) prima dell' attentato e ci era tornato a mattanza compiuta, in cerca di complici e di una via di fuga. Quello del suo connazionale Mohamed Lahouaiej Bouhlel, che sulla promenade di Nizza ha travolto e ammazzato 86 persone. Del marocchino belga Khalid el Bakraoui, che ha fatto 32 vittime nella metro di Bruxelles, di Salah Abdeslam, suo complice negli eccidi di Parigi di due anni fa (130 morti) e di altri che come loro, armati delle peggiori intenzioni e senza insospettire nessuno, sono passati dall' Italia. Sia con Angelino Alfano che adesso con Minniti i nostri servizi si sono dimostrati bravi a individuare alcuni degli imam che predicano l' odio nelle moschee e a scovare chi è tanto sprovveduto da invocare lo sterminio di noialtri infedeli sui social network. Molto meno efficaci, anche per la scarsa collaborazione internazionale, sono stati invece nell' impedire l' ingresso di personaggi che stavano per compiere massacri e hanno usato l' Italia come passaggio sicuro e base logistica. Questo mentre nuove minacce nascono nelle carceri nazionali, dove i musulmani sono circa 12mila e il numero dei radicalizzati cresce di continuo, anche per la difficoltà a controllare i messaggi scambiati e gli «insegnamenti» impartiti in arabo. Affidarsi all' Europa, come vanno ripetendo ministri e parlamentari della maggioranza, equivale a scegliere il suicidio assistito. Solo dal 2010 a oggi i volenterosi carnefici di Allah hanno ucciso 248 persone in Francia, 14 in Germania, 36 in Belgio, 16 in Spagna. L' unico insegnamento che il resto del continente può darci è che chiudere la stalla quando i macellai islamici sono entrati non serve a salvare la vita dei buoi. Altro che ius soli, con il quale subito dopo si moltiplicheranno i ricongiungimenti familiari. Serriamo le porte adesso, come sta facendo Donald Trump, che ha dichiarato finita l' epoca degli ingressi facili, sbattiamo subito fuori tutti i sospetti jihadisti, iniziando da quelli che manteniamo in prigione, e preghiamo che non sia troppo tardi. di Fausto Carioti

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