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Catania, infermieri discriminati: sono maschi? Costretti a cambiare reparto

Andrea Tempestini
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Se sei di sesso maschile non puoi permetterti di lavorare come infermiere nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Garibaldi Nesima di Catania. Chi pensa sia la trovata di qualche buontempone in vena di scherzi di carnevale fuori stagione si sbaglia, perché è quanto realmente avvenuto nell'ospedale siciliano, dove alcuni giorni fa due infermieri, fra lo sbigottimento generale, sono stati trasferiti in un altro reparto dello stesso nosocomio. Pare che la decisione sia stata presa dalla direzione sanitaria, a causa dal fatto che le pazienti donne avrebbero ritenuto sconveniente la presenza di uomini fra gli infermieri in servizio, visto che nel reparto le degenti sono tutte di sesso femminile. E così, dopo che le degenti hanno espresso il proprio gradimento «di genere», la direzione sanitaria ha pensato bene di spostare i due dipendenti altrove, in un reparto nel quale il fatto di essere maschi non poteva disturbare nessuno, soprattutto qualche esponente del gentil sesso. E sono tuttora misteriose le ragioni per cui è nata la richiesta di trasferimento dei due malcapitati infermieri. La decisione, comunque, non sarebbe stata presa per caso, ma sarebbe frutto di una precisa scelta di politica ospedaliera, visto che il Garibaldi Nesima di Catania è l'unica azienda sanitaria siciliana ad avere ottenuto, in maniera continuativa, tre “bollini rosa”, speciali riconoscimenti riservati agli ospedali italiani ritenuti più vicini alle donne. Un primato, che dal nosocomio catanese, viene ritenuto di grande prestigio e che i suoi vertici intendono difendere, se non proprio con i denti, quantomeno con provvedimenti che diano seguito a una simile nomea. A confermarlo è il direttore sanitario Anna Maria Mattaliano, che spiega come l'Arnas Garibaldi sia «un'azienda che presta attenzione alle esigenze espresse dai pazienti. Tale sensibilità», afferma, «è stata certamente alla base dell'attribuzione, da parte dell'Osservatorio nazionale sulla salute delle donne, dei tre bollini rosa. Non è un caso che siamo l'unico ospedale siciliano ad averli ottenuti in modo continuativo». In pratica, in un'epoca in cui gran parte della vita pubblica viene contrassegnata dal rispetto, a volte maniacale e ingiustificato, delle cosiddette quote rosa, nel nosocomio catanese si è andati oltre: niente uomini, se questo può essere ritenuto di disturbo per il regolare svolgimento dell'attività ospedaliera. Chi non ci sta sono i rappresentanti sindacali degli infermieri, che parlano di vicenda grottesca e di grave lesione alla dignità professionale dei lavoratori trasferiti. C'è, in particolare, chi ricorda alla direzione sanitaria che i due infermieri trasferiti di reparto non sono certo gli unici lavoratori di sesso maschile presenti a Ostetricia e Ginecologia. A questo proposito, secondo il segretario provinciale della Uil Fpl di Catania, Stefano Passarello, «le pazienti non possono certo fare una scelta di genere nel decidere da chi farsi assistere perché, se di privacy si tratta, dovrebbero essere spostati tutti gli uomini che in questo momento operano nel reparto, dall'infermiere professionale ai medici, fino allo stesso primario, che è un uomo». «Come Uil Fpl», prosegue il sindacalista, «chiediamo spiegazioni. I due infermieri sono altamente specializzati, professionali, sempre educati e preparati. Non capiamo cosa abbia spinto il direttore generale e il direttore sanitario a firmare gli spostamenti. Ciò che è certo», prosegue, «è che non ci fermeremo qui, anzi vogliamo informare il ministro delle Pari Opportunità e chi da qui a poco rivestirà la carica di assessore regionale alla Sanità affinché per competenza possano intervenire». di Alberto Samonà

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