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Marianna Madia, la vergogna sugli statali: premio anche a chi non fa nulla

Giulio Bucchi
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Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione pubblica, non ci sta. Guai a far passare l' incremento medio della retribuzione dei dipendenti pubblici (85 euro lordi) per un favore ai "fannulloni". È vero, ha ammesso l' esponente del Pd, che l' intesa preliminare sul rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto da otto anni, è finalizzata principalmente a rimpinguare il «tabellare», ovvero la parte fissa della retribuzione dei circa 250mila lavoratori di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici. Ma questo non significa, si è difeso l' esponente del Pd dalle colonne del Sole 24 Ore, che il governo non tenga conto del «merito». Riferendosi a quanto stabilito da uno dei suoi predecessori al ministero, il paladino anti-fannulloni Renato Brunetta, la cui riforma era incentrata sulla produttività, Rughetti ha rassicurato tutti: «Noi abbiamo mantenuto quel criterio, e con il contratto identifichiamo che cosa significa produttività». E qui sorgono i problemi, visto che per il vice di Marianna Madia uno dei criteri per misurare l' efficienza della Pubblica amministrazione è l' aumento delle ore lavorative. Nell' ambito della produttività, infatti, Rughetti fa rientrare anche «le indennità di turno». «Se si tiene attivo un ufficio per un numero di ore più ampio, si aumenta la produttività del servizio». Insomma, basta stare seduti davanti al terminale per un po' di tempo in più, magari a fissare lo schermo, per guadagnarsi il diritto a un incentivo. CONTA SOLO LA QUANTITÀ - Non conta la qualità del servizio prestato, ma unicamente la quantità», ribatte su Phastidio. net Luigi Oliveri, dirigente della Provincia di Verona, dove coordina l' area dei Servizi alla persona. Scambiare per «produttività un semplice incremento del fattore lavoro», è quanto di più fuorviante ci possa essere da parte di un' associazione datoriale. Soprattutto se «pubblica». Nessuna sorpresa, per carità, visto che già nel 2015 l' Aran, l' Agenzia che negozia con i sindacati il rinnovo dei contratti pubblici, aveva collegato l' incremento della produttività al semplice aumento dell' orario di apertura degli uffici. Aprendo alla possibilità di finanziare proprio le indennità di turno per premiare l' ampliamento degli orari di servizio. Ma c' è un altro indizio su quanto sia confuso il concetto di produttività, a leggere le parole di Rughetti e le mosse dei governi di centrosinistra: la chiusura della Civit, che sta per Commissione indipendente di valutazione, la trasparenza e l' integrità delle amministrazioni pubbliche. Istituita dal quarto governo Berlusconi nel 2009, avrebbe dovuto elaborare piani per l' incremento della produttività per le pubbliche amministrazioni, con indicatori di risultato chiari e precisi. Niente da fare: nel 2014 il governo Renzi ha soppresso l' Autorità, facendo confluire strutture e personale nell' Autorità Nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone. Eppure, ricorda Oliveri, basterebbe estendere alla Pubblica amministrazione quanto disposto dal decreto interministeriale del 25 marzo 2016, che regola le agevolazioni fiscali per le aziende private. Sgravi collegati all' aumento della produttività, da misurare con criteri oggettivi come, ad esempio, il rapporto tra il fatturato e il numero dei dipendenti; il «miglioramento della qualità dei prodotti e dei processi» e il «risparmio dei fattori produttivi». Un approccio qualitativo, legato ai «livelli di servizio», che Rughetti si è limitato ad annunciare solo per i comparti «come gli enti territoriali o la sanità, con i quali i cittadini hanno un rapporto più diretto». Il solco sulla produttività non è l' unico tra pubblico e privato. È passata praticamente sotto silenzio, tra gli effetti della "riforma Madia" sulla pubblica amministrazione, la soluzione scelta dal governo per sciogliere il nodo dell' applicabilità o meno dell' articolo 18 dello Statuto di lavoratori al pubblico impiego, in caso di licenziamento, dopo le riforme del mercato del lavoro (legge Fornero e Jobs Act). Ovvero la previsione che, solo per i dipendenti pubblici, il giudice, «con la sentenza con la quale annulla o dichiara nullo il licenziamento, condanna l' amministrazione alla reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro e al pagamento di un' indennità risarcitoria commisurata all' ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto». FAVORE AI FURBETTI - Questo significa, come ricorda lo stesso Oliveri su lavoce.info, che per i dipendenti pubblici la tutela contro i licenziamenti illegittimi non è più assicurata dall' articolo 18, ma da una norma speciale, pensata apposta per loro: quella introdotta dalla riforma Madia, che a sua volta ha modificato il Testo unico del pubblico impiego del 2001. Un giro normativo a causa del quale la Pubblica amministrazione, oltre a rischiare obiezioni di costituzionalità, potrebbe subire il reintegro dei dipendenti infedeli, in primis i "furbetti del cartellino". di Tommaso Montesano

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