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Papa Francesco, ufficiale: si arrende ai cinesi. Rivolta in Vaticano: si muove la fronda tradizionalista

Andrea Tempestini
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«Papa Francesco si inchina in Cina facendo concessioni su vescovi. Ha deciso di accettare la legittimità di sette vescovi cattolici nominati dal governo cinese, una concessione che nelle speranze della Santa Sede porterebbe Pechino a riconoscere l'autorità del papa come capo della Chiesa cattolica in Cina, secondo una persona a conoscenza del piano», rivela il Wall Street Journal. «Le lacrime dei vescovi cinesi» aveva titolato Asia News: agenzia creata dal Pontificio Istituto Missioni Esteri che però al Pontefice attuale è da tempo che dedica titoli critici. La Reuters conferma attraverso una «importante fonte vaticana» che un accordo quadro tra Vaticano e Cina sulla nomina dei vescovi sarebbe pronto e potrebbe essere firmato entro pochi mesi. «Siamo disponibili, secondo i principi pertinenti, a continuare a impegnarci in un dialogo costruttivo con il Vaticano e a spingere per il miglioramento delle relazioni bilaterali», è il commento del ministero degli Esteri di Pechino. Leggi anche: Il cardinale bombarda il Papa: "Ha svenduto la chiesa" DUE CHIESE In Cina la Chiesa Cattolica fu messa fuori legge con l'arrivo dei comunisti al potere, nel 1949. E il 2 agosto del 1957 il regime promosse la nascita di una Associazione patriottica cattolica cinese con una gerarchia di vescovi nominati dal governo e non più in comunione con Roma. Se nei periodi peggiori della Rivoluzione Culturale anche i cattolici «patriottici» furono perseguitati come gli altri, più di recente nei confronti della «chiesa sotterranea» rimasta fedele a Roma c'è stata una certa tolleranza di fatto. Solo a Hong Kong e Macao, però, per via del principio «un Paese due sistemi» con cui avvenne la «restituzione» da parte di Londra e Lisbona, la gerarchia fedele a Roma è riconosciuta. Ciò malgrado il rapporto di forza tra «sotterranei» e «patriottici» sia di almeno quattro a uno in favore dei primi: almeno 16 milioni di fedeli contro 4. A parte ciò, c'è la mancanza di relazioni diplomatiche, con la Santa Sede che continua a riconoscere Taiwan. In base all'accordo, ha detto la fonte a Reuters, il Vaticano avrebbe voce in capitolo nei negoziati per la nomina dei futuri vescovi. «Non è un grande accordo ma non sappiamo quale sarà la situazione tra 10 o 20 anni. Potrebbe essere anche peggio», ammette la fonte. «Dopo saremo ancora come un uccello in gabbia, ma la gabbia sarà più grande». «Non è facile. Le sofferenze continueranno. Dovremo combattere per aumentare anche di un centimetro le dimensioni della gabbia». SCONTENTO Non è insomma un tono particolarmente trionfale: ma vengono respinte le accuse del vescovo emerito di Hong Kong cardinale Joseph Zen, che appunto in una lettera aperta sul suo blog, immediatamente rilanciata dall'agenzia Asia News aveva commentato la precedente decisione della Santa Sede di chiedere ai vescovi «sotterranei» di Shantou e Mindong di dimettersi a favore di due vescovi «patriottici» - e proprio mentre «il governo comunista sta producendo nuovi e più aspri regolamenti limitando la libertà religiosa» - come «svendita al regime» e «accordo fra san Giuseppe e il re Erode». Alla lettera di Zen era seguita una forte presa di posizione del portavoce della Sala Stampa vaticana Greg Burke: «Il Papa è in costante contatto con la Segreteria di Stato sulle questioni cinesi, e viene informato in maniera fedele e particolareggiata. Desta sorpresa e rammarico, pertanto, che si affermi il contrario da parte di persone di Chiesa e si alimentino così confusione e polemiche». di Maurizio Stefanin Riceviamo e pubblichiamo la rettifica del direttore di AsiaNews: Egregio dott. Feltri, rimango stupito da una frase riportata in un articolo da voi pubblicato su liberoquotidiano.it il 3 febbraio scorso, dal titolo “Papa Francesco, ufficiale: si arrende ai cinesi. Rivolta in Vaticano: si muove la fronda tradizionalista”. La frase è questa: “'Le lacrime cinesi' aveva titolato Asia News: agenzia creata dal Pontificio istituto missioni esteri che però al Pontefice attuale è da tempo che dedica titoli critici”. Da direttore di AsiaNews e sacerdote missionario, il mio stupore è doppio: 1.      AsiaNews non ha mai fatto “titoli critici” verso il “Pontefice attuale”. Anzi, siamo un'agenzia che segue giorno per giorno e pubblica articoli sul magistero ordinario di papa Francesco, che è maestro di tutti i cattolici e segno di unità della Chiesa. 2.      L'articolo “Le lacrime dei vescovi cinesi”, da noi pubblicato il giorno 2 febbraio, non era critico verso il papa, ma esprimeva le difficoltà e il dolore in cui diversi cattolici cinesi si trovano al presente davanti ad alcune sceltre del “Vaticano” a proposito della Chiesa in Cina. Ma il tono dell'articolo e dello scritto dell'autore riportato non aveva nulla di critico o di opposizione, come potrà constatare lei stesso leggendolo. Da questo punto di vista, e visto che il nostro articolo non citava nemmeno la parola “papa”, credo che il giornalista che ha scritto il testo su Libero, abbia fatto un servizio di scarsa professionalità verso di noi e verso di voi. La prego di voler pubblicare questo mio messaggio come smentita sulle pagine del suo giornale e sulle pagine web. Grazie   P. Bernardo Cervellera Direttore AsiaNews   Roma, 4 febbraio 2018

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