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Luca Traini, retroscena sulla sparatoria: Pamela Mastropietro e la vendetta personale, perché voleva morti gli africani

Giulio Bucchi
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Dietro la follia omicida di Luca Traini non c'è solo una matrice politica, evidentemente deviata. Ad armare la mano del ragazzo che ha sparato a 11 immigrati sabato mattina a Macerata c'è anche il movente di una dotta, delirante vendetta privata e personale. Spacciatori africani avevano rovinato la vita a due ragazze di cui l'uomo era innamorato, cadute entrambe nella rete della tossicodipendenza, proprio come la povera 18enne Pamela Mastropietro uccisa e fatta a pezzi sempre a Macerata pochi giorni prima. L'unico sospettato per ora è il nigeriano Innocent Oseghale, che Traini avrebbe voluto ammazzare in Tribunale subito dopo aver seminato il panico nella cittadina marchigiana. Leggi anche: "Oseghale incapace di intendere e di volere" "Tutti i neri sono spacciatori. Ne avevo già picchiati altri due in passato, avevano rovinato la vita delle ragazze di cui ero innamorato", ha spiegato Traini agli inquirenti. "Mi sono innamorato di due ragazze che avevano problemi di tossicodipendenza, ho cercato di salvarle ma loro si sono allontanate da me, colpa degli spacciatori". "I pusher sono la rovina e sono sempre dei neri, due volte gli ho alzato le mani addosso e lo hanno fatto anche i miei amici". Come riporta il Corriere della Sera, è stato lo stesso Traini a "dedicare" la sua tentata strage a Pamela: "Quando era tutto finito e avevo vuotato ormai i caricatori, sono andato a Pollenza. Mi sono fermato con l'auto proprio nel luogo dove avevano ritrovato le valigie con i poveri resti di Pamela e là sono rimasto, per qualche minuto, in raccoglimento. L'avevo appena vendicata, sparando trenta colpi. E ci tenevo a dirglielo…".

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