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Ong, l'equipaggio della Jugend Rettet è indagato: l'ultimo terribile sospetto

Gino Coala
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Prima il sequestro, ad agosto dello scorso anno, della nave «Iuventa». Adesso le indagini a carico dei membri dell' equipaggio. Non c' è pace, giudiziaria, per la Ong tedesca Jugend Rettet. La procura di Trapani, che ipotizza il reato di favoreggiamento dell' immigrazione clandestina e presunti contatti tra la Iuventa e i trafficanti libici, ha alzato il tiro. A comunicare le nuove iniziative delle toghe è stata la stessa organizzazione umanitaria, che ammette «iniziative concrete di indagine nei confronti dei singoli componenti dell' equipaggio» (20 più il comandante, raggiunti da avvisi di garanzia). Ma la Ong non ci sta: «La criminalizzazione da parte delle autorità italiane continua a prendere forma; si tratta di un ulteriore passo politico per criminalizzare il salvataggio marittimo e scoraggiare attivisti. Ad oggi, dopo quasi un anno, non vi è alcuna prova di un crimine da parte dell' associazione o di individui». Leggi anche: Feltri, appello umanitario: ognuno salvi chi vuole purché non lo porti qui Jugend Rettet se la prende con il clima politico che imperversa in Italia. Le indagini contro i membri dell' equipaggio e il sequestro dell' imbarcazione, confermato ad aprile dalla corte di Cassazione, per la Ong «sono misure politiche che si inseriscono nel contesto degli eventi delle ultime settimane. L' area tra Libia e Italia è lasciata alle milizie libiche che fungono da buttafuori dell' Europa per il ritorno illegale dei rifugiati. Questo fatto non solo mette in pericolo il salvataggio e la protezione delle vite umane, ma rende tutto questo invisibile». Sophie Tadeus, del Cda di Jugend Rettet, ha chiesto «l' immediata cessazione di questo processo politico. Tutte le navi di salvataggio devono tornare nella zona di operazione il prima possibile». In serata fonti della procura hanno precisato che, al momento, dagli atti di indagine non emergono condotte tali da nascondere «fini illeciti». di Tommaso Montesano

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