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Bergoglio non fa il miracolo
Quando Bennardo (sì, il nome è proprio questo) Raimondi si è presentato in Posta per riscuotere quell’assegno da mille euro caduto dall’alto, ha capito che le emozioni e le sorprese di questo incredibile Natale non erano ancora finite. Anzi. Dall’altro lato dello sportello lo hanno guardato con un sorriso imbarazzato, hanno scosso la testa e - no, mi spiace tanto - gli hanno spiegato che non avrebbero potuto scambiare il pezzo di carta con soldi. Nè lì, nè altrove. E quando, allora, Bennardo ha provato timidamente - hem hem, forse non sapete che l’assegno proviene da... - a spiegare che la firma era speciale e che, come dire, quei soldi erano arrivati quasi per miracolo, gli hanno ribadito seccamente il no. Niente storie. Non può essere riscosso. Punto. «E non cambierebbe nulla anche se a emetterlo fosse stato il Papa...». Ops, il Papa. Ecco, è andata proprio così e benvenuti in una tipica storia all’italiana.
Bennardo è stato per 35 anni un artigiano ceramista e presepista a Palermo, ma nel 2003 ha perso tutto: casa, negozio e otto dipendenti (che ha dovuto licenziare). Vittima di usura ed estorsione, ha deciso di ribellarsi. Ha sporto denuncia. Ed è iniziato il vero calvario: ha ricevuto una decina di intimidazioni e minacce di morte e non ha più trovato lavoro, è stato isolato e, come ripete lui ogni volta, «abbandonato dallo Stato». Bennardo, che ha un figlio di 10 anni con gravi problemi di malformazione (una volta ha minacciato di vendere un rene pur di recuperare soldi per aiutarlo), quattro anni fa ha tentato il suicidio e ora vive di elemosina.
La moglie Antonina Meli, disperata, a novembre ha preso carta e penna e si è messa a scrivere. Una lunga lettera di dolore, una richiesta d’aiuto con un destinatario speciale: Papa Francesco. Proprio lui. Un gesto forte, sicuramente di sfida, forse di rassegnazione. Lo scorso 4 dicembre, dal postino, la grande sorpresa: una busta arrivata dal Vaticano con dentro un assegno di 1000 euro. Bennardo e Antonina si sono abbracciati, hanno pianto, hanno pensato che questo sarebbe stato un Natale differente e che a volte l’Italia è capace di regalare ciò che non ti aspetti. Già, ciò che non ti aspetti. Quando i due sono andati in Posta per incassare la cifra, purtroppo, ne hanno avuto la conferma: niente soldi, la burocrazia è di traverso. Impossibile riscuotere i mille euro ed ecco spiegato il perché. Primo, l’assegno può essere versato in un conto corrente, che però Bennardo e Antonella non hanno. Secondo, per incassarlo si dovrebbe andare a Roma, alla filiale che lo ha emesso. Terzo, non è nemmeno possibile girarlo, perché il titolo non è trasferibile. Una beffa, ma Bennardo non si arrende. «La situazione è assurda e paradossale. Questi soldi ci servono, non abbiamo nessun altro aiuto. Ci siamo rivolti nuovamente al Vaticano e ora aspettiamo un vaglia postale. Speriamo in tempi rapidi, perché il momento per me e la mia famiglia è difficilissimo». Il vaglia arriverà. E che questo sia davvero un Buon Natale, Bennardo.
di Alessandro Dell'Orto
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Commenti all'articolo
Zizzigo
23 Dicembre 2013 - 11:11
ma è fuggito dal nostro paese. E l'unico antibiotico, che è rimasto, è circondato e sotto scacco.
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cavicchi
22 Dicembre 2013 - 18:06
perchè non si riportano a casa gli immigrati e gli facciamo capire che servono al loro paese per migliorare il futuro loro e dei loro figli, e tutti quei soldi che ora si spendono lo stato li dia ai nostri poveri e ai ns. disoccupati, abbandonati e dimenticati.
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dx
22 Dicembre 2013 - 16:04
dovrebbe interessarsi del raket e informarsi bene dove è venuto a vivere. ma forse lo sa benissimo e l'ennesima messa in scena, diventa ridicolmente palese perchè il poveraccio, tra meno di un mese, sarà al punto di prima. cosa ha risolto? - di aver conquistato le pagine dei giornali con pubblicità gratuita e niente di più. tutto ciò, continua a non piacermi. qualcuno disse: fate l'elemosina e non sappia la mano sinistra quel che fa la destra. // e lasciamo perdere la burocrazia italiana che forse quella d'un villaggio africano immerso nella savana, va più spedita.
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