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Salvini-Di Maio, attenti a Mattarella che vi trasforma in Tsipras

Franco Bechis
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C'è un rischio non proprio piccolo che corrono nelle ore decisive in cui Matteo Salvini e Luigi di Maio provano un accordo per la formazione di un governo “del cambiamento”. Quel rischio ha un nome e una storia ben nota in Europa: Alexis Tsipras, il rivoluzionario greco che arrivato al potere con la sua Syriza ha dovuto scendere talmente a patti con il diavolo da avere fatto cose che non avrebbe osato manco il Mario Monti ateniese a braccetto con la sua Elsa Fornero.Già nei sessanta giorni e più di inutili trattative per la formazione dell'esecutivo qualche passettino su quella strada sembrava averlo fatto Di Maio, pronto a smussare, arrotondare, mettere da parte le asperità del programma del M5s pur di arrivare nella stanza dei bottoni del palazzo. Salvini per sua fortuna era restato di lato, e non aveva avuto il problema nè gli era saltata in mente una sciocchezza come quella di affidare a un professore- Giacinto della Cananea– la riscrittura della propria identità programmatica. Ma nelle ore decisive quella tentazione c'è, e potrebbe essere un danno grande sia per M5s che per la Lega. L'allarme dovrebbe essere arrivato alle orecchie di entrambi da Fiesole giovedì 10 maggio, quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha preso la parola a Fiesole alla ottava edizione di “The State of the Union”, celebrando l'Unione europea, l'euro e prendendo in giro i cosiddetti sovranisti europei, quelli come Salvini che dicono “prima il mio paese”. Non è una sorpresa naturalmente che Mattarella la pensi così, ma Lega e M5s hanno ottenuto i consensi elettorali che hanno su prospettive diametralmente opposte a quelle del Capo dello Stato. O credono a quel che hanno detto seriamente, e allora sono conseguenti governando insieme, o è meglio che a palazzo Chigi nessuno dei due metta piede per deludere attese e speranze di chi dall'Italia di questi anni è restato totalmente escluso. Salvini e Di Maio potrebbero rappresentare una svolta (al di là dei contenuti, assai diversi) come indubbiamente è stato Donald Trump nella storia americana. Oppure l'ennesima faccia più giovane e al momento più popolare del consueto gruppo di potere che ha dominato in Italia facendo diventare questo paese vassallo di interessi altrui esattamente come è accaduto a Tsipras in Grecia. I passi di queste ore sono decisive, perché se i due accettano la tutela di Mattarella, e lasciano a lui l'impronta se non sulla scelta del premier, su quella di caselle decisive del nuovo governo (ministero Economia, ministero degli Affari Esteri), meglio- molto meglio- per loro lasciare perdere quella tentazione pericolosa di arrivare al potere senza avere poteri.     Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis

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