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Inps, la beffa pensione per co.co.co, co.co.pro e parasubordinati: ecco quanto prenderanno

Giulio Bucchi
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L'ex presidente Inps Antonio Mastrapasqua ripeteva che se si fossero comunicati i numeri delle future pensioni, "si sarebbe rischiato il sommovimento popolare". A giudicare dalle proiezioni realizzate dalla società di consulenza finanziaria Progetica per il Corriere della Sera, almeno su quel punto Mastrapasqua non sbagliava. Perché per co.co.co, co.co.pro e parasubordinati si sta preparando una pensione da incubo: trent'anni di lavoro (spesso senza garanzie e con contratti a singhiozzo) potrebbero produrre per oltre un milione di italiani pensioni dimezzate rispetto ai loro ultimi stipendi e poco al di sopra dell'assegno minimo. Prospettive da brivido per chi oggi ha tra i 30 e i 40 anni. Chi si salva - A salvarsi, spiega la proiezione, potrebbero essere i praticanti avvocati che a fronte della perdita secca (probabilmente a loro insaputa) del compenso percepito durante il praticantato (che non verrà conteggiato ai fini della pensione) confluiranno poi nella cassa previdenziale di categoria con aliquota tra il 16 e il 18 per cento. Altri si sono già attivati per confluire nella gestione previdenziale di artigiani e commercianti (aliquota al 22 e 24%). I mazziati - Chi resta si prepari a una batosta previdenziale, perché i loro contributi finiranno nella Gestione Separata Inps (con aliquota in salita dal 27 al 33% entro il 2018) e contribuiranno a compensare il rosso della gestione dei dipendenti pubblici. Così i circa 50mila "associati in partecipazione", gli oltre 300mila co.co.co, i co.co.pro., i consulenti, i volontari del Servizio Civile e i lavoratori stagionali a voucher riceveranno una "busta arancione" decisamente magra. Il Corriere fa due esempi: un 30enne parasubordinato che andrà in pensione nel 2053 con trent'anni di contributi, ipotizzando un ultimo stipendio da 1.370 euro, riceverà 670 euro. Un 40enne co.co.co. con ultimo stipendio da 1.240 euro al mese andrà in pensione nel 2041 con 590 euro in tasca al mese. Fregatura in vista - E occhio alla beffa ulteriore. Il meccanismo di aggancio tra versamenti contributivi e posizione previdenziale del lavoratore ha delle falle evidenti e basta una sia pur minima differenza tra quanto dichiarato e quanto effettivamente versato per far scattare l'allarme: in questo caso, l'Inps considererà nullo l'anno in questione ai fini pensionistici e dovrà essere il parasubordinato, entro soli 5 anni, a dimostrare di aver versato i soldi. L'onere della prova, senza l'onore di una pensione decente. 

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