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Cgil, un milione in piazza contro il governo, a protestare contro il Pd c'è pure il Pd

Gian Marco Crevatin
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Sono un milione i manifestanti scesi in piazza per la manifestazione organizzata dalla Cgil a Roma contro il Jobs act. Lo riferiscono fonti vicine agli organizzatori. In piazza pure la minoranza del Partito Democratico. Da una parte la Leopolda dall'altra Piazza San Giovanni e Stefano Fassina parte all'attacco: se la legge delega sul lavoro non sarà profondamente modificata "il mio voto non ci sarà. Qui - ha aggiunto Fassina - c'è un pezzo importante del popolo democratico che non capisce e non condivide una deriva che non aiuta il lavoro". Fassina ha pure sottolineato come questa non sia una manifestazione contro il governo ma al contrario per lo sviluppo e per il lavoro. Dalla stessa parte della barricata, seppur su due piani diversi, il il segretario generale della Cgil ammonisce Susanna Camusso "Nessuno, neanche questo governo, potrà cancellare la voce del lavoro. Ci rivedremo nelle piazze e negli scioperi. Noi non abbiamo paura della memoria: al lavoro e alla lotta", ha aggiunto. Camusso - "La giornata di oggi non è solo una fermata - ha detto il segretario durante il suo intervento - . La Cgil è pronta a continuare la sua protesta per cambiare il Jobs act e la politica di questo governo anche con lo sciopero generale". La leader della Cgil ha aggiunto: "Si sappia alla Leopolda e a palazzo Chigi che noi non deleghiamo a nessuno le questioni del lavoro". E poi ancora: "Nessuno in buona fede può dire che togliere l'articolo 18 serva per la crescita. Non è un totem ideologico, ma una tutela concreta. È un diritto che deve essere esteso a chi non ce l'ha" ha aggiunto Camusso che ha bocciato la manovra varata dal Governo: "Il rigore dell'Unione europea continuerà a mantenere il paese nella stagnazione, la legge di stabilità non cambia verso, non è sufficiente a cambiare strada". Placare gli animi - "Spero che ci sia l'attenzione del governo ad ascoltare e a correggere quei due provvedimenti che non aiutano l'economia, il lavoro, e nemmeno il governo sono due eventi che sottolineano una grande vitalità dentro il centrosinistra, anche se su fronti opposti, semmai da iscritto al Pd, avverto una vita di partito troppo arida": così Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha commentato oggi a Viterbo l'evento politico del giorno in un'intervista pubblica nel contesto di "Panorama d'Italia". "Sinceramente mi ha colpito la parola 'invitato'. Chi invita, ammette di star chiamando qualcuno in quella che considera casa sua, non casa di tutti. Ma questo non depone male per la Leopolda. Ci vogliono semmai tante Leopolde". Quanto alla Cgil, "ha in questa fase storica una grande occasione, riscoprire gli interessi generali del Paese e lasciare la più recente posizione difensiva dettatagli forse dalla crisi".  Landini - "Mi sembra una manifestazione bella, enorme, che dimostra che sulle questioni sociali ed economiche del lavoro il Governo non ha il consenso del Paese" ha detto invece il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, durante il corteo. «Il governo deve fare i conti con questa, che non è una semplice manifestazione di protesta. Abbiamo proposte molto concrete» ha aggiunto Landini. Civati - Il competitor per antonomasia di Matteo Renzi sul versante lavoro Pippo Civati ha rincarato la dose, ammettendo che "chi manifesta oggi non lo fa contro il governo, ma contro politiche che sono sbagliate. Il problema - ha spiegato -  è capire se un premier di centrosinistra che abolisce l'articolo 18 come voleva fare Berlusconi, se il controllo a distanza o il precariato di Poletti sono un problema o se sbaglio io» ha concluso. 

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