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Assistenti sociali festeggiano 25 anni da legge istitutiva

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Roma, 23 mar. (Labitalia) - La professione di assistente sociale festeggia oggi a Roma il 25esimo anniversario della promulgazione della Legge 84 del 23 marzo 1993 che ne regolamenta l'attività. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha conferito una targa premio in occasione della cerimonia commemorativa esprimendo “profondo apprezzamento per il sostegno che gli assistenti sociali offrono a chi si trova in condizione di bisogno e di disagio sociale”. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, da parte sua, ha sottolineato “l'importanza della professione che riveste un ruolo centrale per un impegno fattivo nell'affrontare le complesse questioni che caratterizzano la nostra società” e ricordato che “ciò che conta è che vada preservata una visione secondo cui l'intervento sociale non è un costo, ma un investimento per il nostro Paese”. Per Orlando “è necessario innanzitutto costruire un'alleanza per i diritti sociali e l'equità, perché per incidere sulle molteplici sofferenze bisogna, in primo luogo, ammettere che esiste la grande questione della disuguaglianza, cui non si può rispondere con misure di corto respiro”. “Dobbiamo sapere anche rispondere con serietà – ha detto ancora il Ministro - ad una forte domanda di sicurezza ed inclusione sociale”, senza dimenticare che “la vera sicurezza sono il lavoro, la formazione, le relazioni, che possono contrastare la caduta ai margini, l'isolamento, la solitudine delle persone”. Nel corso dell'incontro per i 25 anni della professione di assistente sociale, “Dialoghi sul domani”, ospitato nell'auditorium del MAXXI, Gianmario Gazzi, presidente degli oltre 42mila assistenti sociali italiani, ha ricordato che “importante rimane oggi come non mai la centralità della comunità intesa come costruzione e accompagnamento dei territori verso un maggiore protagonismo per consentire di declinare temi quali il lavoro dignitoso, la precarietà, i bisogni delle nuove generazioni con uno sguardo sempre attento alle nuove dinamiche sociali e alle periferie materiali abbandonate e di quelle immateriali che provocano solitudine e disperazione”. “Tanto è stato fatto in questi ultimi anni – ha detto ancora - a fronte di una società molto più complessa, multiculturale, meno coesa e meno equa e di cui è fondamentale intercettare in anticipo i nuovi bisogni emergenti declinando in modo nuovo princìpi e priorità e centrando la quotidianità professionale nella tessitura di relazioni a favore dei più fragili quali i minorenni, le persone non autosufficienti o con disabilità, gli anziani fragili, gli immigrati . Serve evitare di scivolare verso modelli di solidarietà residuale o sostituendo con il solo volontariato quanto previsto, come funzione della Repubblica, all'articolo 3 della Costituzione che recita che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

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