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Def, la Corte dei Conti fa tremare Renzi: "Gettito fiscale sovradimensionato. Il tesoretto? Da conservare". Addio bonus

Giulio Bucchi
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Chissà, magari i gufi anti-renziani si annidano anche alla Corte dei Conti. Di sicuro le note arrivate in giornata sul Def annunciato in pompa magna dal premier Matteo Renzi le scorse settimane non avranno fatto felice il premier. Sì, perché il "tesoretto" da 1,6 miliardi (un trucchetto contabile, ma guai a farlo notare) non potranno essere utilizzate come forma di bonus sociale a ridosso delle elezioni regionali, come auspicato dallo stesso Renzi, bensì "le risorse dovrebbero essere conservate per rafforzare il processo di riforma e incrementare il potenziale di crescita". Lo ha spiegato il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, nel corso dell'audizione di fronte alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. "Di questo è ben avvertito il governo - ha spiegato Squitieri - allorché, nell'impianto di finanza pubblica, prevede di utilizzare le risorse, ancorchè esigue, che dovessero derivare da un miglioramento dei saldi per rafforzare il processo di riforma. E per tale finalizzazione dovrebbero essere conservate". In questo senso, dunque, un bonus agli incapienti sarebbe molto difficilmente inquadrabile.  "Sì ai risparmi sui servizi pubblici" - Per l'Italia, ha osservato il presidente della Corte dei Conti, "forse ancor più che per gli altri paesi, se è importante un abbassamento degli oneri per interessi per risollevare la redditività delle imprese, migliorare il merito di credito e garantire un adeguato sostegno finanziario al sistema produttivo, è indispensabile che, in un contesto in cui posso aprirsi spazi di intervento grazie soprattutto a una riduzione della spesa per interessi, l'azione pubblica sia indirizzata a dar maggior forza alle misure volte a incrementare il potenziale di crescita per il paese". Quasi scontato invece l'ok alla spending review annunciata dal governo, auspicando "una rapida definizione di riforme economiche e istituzionali volte a rendere più sostenibili e adeguate alle nuove condizioni economiche la gestione dei servizi pubblici". Esse potrebbero risultare "ancora più efficaci ove consentissero di recuperare condizioni di certezza di operatori e imprese nel rapporto con le amministrazioni pubbliche". "Gettito fiscale sovradimensionato" - Ci potrebbe però essere un problema non da poco. "Le stime di gettito fiscale indicate nel Def potrebbero risultare sovradimensionate", ha spiegato ancora Squitieri, secondo cui diversi elementi inducono a evidenziare la possibilità di "un andamento delle entrate più debole di quanto atteso". Al netto delle riclassificazioni contabili, la magistratura contabile ricorda che il nuovo quadro tendenziale di finanza pubblica, dal lato delle entrate, stima un maggior gettito, attraverso imposte dirette e contributi, di 3,5 miliardi nel 2015 e di 7,6 miliardi nel 2017. "Queste revisioni, migliorative in termini di contenimento del deficit, si prestano a valutazioni di segno diverso", sottolinea la Corte dei conti. Nel caso delle imposte dirette e dei contributi, la nuova stima "incorpora un'ipotesi di maggiore elasticità rispetto alle dinamiche del Pil nominale, tanto che, rispetto alle precedenti valutazioni programmatiche, la quota sul prodotto di queste due voci risulta in aumento di tre decimi di punto nel 2015 e di mezzo punto nel 2017". Una simile previsione "potrebbe mancare di concretizzarsi, rivelando un andamento delle entrate più debole di quanto atteso".

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