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Le "secondarie" del Pdl. Le abbiamo volute: e ora sono un incubo che si avvera

"Delle primarie azzurre io non so che dire. Di sicuro c'è che un partito carismatico non si trasforma in movimento popolare in due settimane"

Eliana Giusto
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di Filippo Facci Ogni tanto, per strada, qualcuno mi chiede del Pdl. E io non so che cosa dire. Non so che cosa dire, cioè, senza fare del disfattismo: perché i disfattisti e i cacadubbi sono l'ultima cosa che serve. E però non so che cosa dire lo stesso: abbiamo voluto le primarie, le abbiamo invocate, ora ci sono, e - morale - gli incubi si avverano. Sta andando com'era inevitabile. Dopo quasi vent'anni di non-partito (vent'anni a cacciare i pensanti o anche solo i normo-dotati, a non fare congressi né veri né finti, a fare casting sulla base del look e dell'accondiscendenza, a passare da Lucio Colletti a Mara Carfagna) e insomma, dopo quasi vent'anni di non-partito, morale, che altre primarie dovremmo ritrovarci? Che altri candidati dovremmo ritrovarci? Non si passa da partito carismatico a movimento popolare nell'arco di due mesi: la verità è solo questa, ma appunto, dirla non serve. E allora ce la teniamo dentro. Sbirciamo Renzi - che oltretutto perderà - e fingiamo che la contro-novità, a destra, sia un banchiere modenese di 55 anni. Sbirciamo i candidati e ricordiamo quanti, un istante dopo la condanna di Berlusconi per i diritti televisivi, già dicevano che le primarie andavano annullate. Ascoltiamo i rottamatori di destra mentre chiedono a Berlusconi di organizzare le primarie, cioè di mettere soldi, in pratica, per finanziarsi il funerale. Fa freddo. Meglio non scenderci, in strada.     

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