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Fumetti, i filosofi nel mondo del lavoro

Lucia Esposito
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Prima della Cogitop ho lavorato cinque anni alla Telecom... E lì ho imparato a relativizzare l'apporto della morale giudaico cristiana». Questo confida, rividamente, Friedrich Nietzsche, direttore delle risorse umane, «troppo umane» (e chi più di lui, l'autore di Al di là del bene e del management, per il quale la morale non esiste?) dell'immaginaria «Cogitop- Società a razionalità limitata», al nuovo stagista Kevin Platone. Platone è un novellino spaurito. Sosta con curriculum sottobraccio, in sala d'attesa, davanti al ritratto dello psicologo aziendale Sigmund Freud; si turba alla presenza dell'infografico delegato sindacale Marx; viene accolto in azienda da un quadro saggio di nazionalità greca come lui, tal Socrate, al quale - errore ferale - invece di portate il caffè porge un bicchiere di cicuta dalla macchinetta sbagliata. Queste sono le pagine iniziali di Sopravvivere al lavoro con filosofia/ Platon La Gaffe, Survivre au Travail avec les philosophes in Francia edito Dargaud; ovvero la saga satirica sull'impresa disegnata da Jul e scritta da Charles Pépin, filosofo che insegna a Sciences PO, la prestigiosa università parigina di studi politici e sociali. Non un fesso qualsiasi, quindi. Ed è singolare che traduzione e pubblicazione italiana di Platon La Gaffe si debba a Linus e al suo direttore Stefania Rumor che l'importa in pompa magna, mentre a Mantova impazza ilRemo Bodei,dedicato alla gloria decantata, guarda caso da quel Nietzsche che nel fumetto licenza al motto di «ciò che non uccide fortifica», dopo aver scippato il posto a Immanuel Kant destinato al Controllo di gestione, in un ufficetto tra Leibniz alla contabilità e Montesquieu all'ufficio legale. E, onestamente, da pigri indomiti, preferiamo godere più dell'organigramma della Cogitot sulle pagine dello storico magazine a fumetti, che dell'aggrumarsi di grandi filosofi - Galimberti, Bianchi, Natoli, Sverino, Augé - dediti alle disquisizioni tra cibo e musica all'ombra della Ghirlandina. Ma questa è una questione di gusti. La straordinaria saga di Sopravvivere al lavoro con filosofia si sviluppa sull'assunzione dello stagista Platone, che, per «sfuggire alle illusioni della sua caverna» accetta un lavoro in una multinazionale del pensiero. E qui si scontra con una realtà esilarante che soltanto la mente di un filosofo impazzito - Pèpin - poteva suggerire. Accanto a Gianfilippo Dio direttore generale con i suoi assistenti Teresa D'Avila e Niccolò Machiavelli,spiccano Sartre direttore della comunicazione Foucault alla videosorveglianza e alla sicurezza. E non sfuggirà la scelta dei dirigenti, con la luminosa capacità del primo di sfruttare i mass media (specie per se stesso) e quella del secondoche teorizzò lo sviluppo delle prigioni, di ospedali, scuole e altre grandi organizzazioni sociali basandosi sul modello del Panopticon, la sorveglianza assoluta. Ma la Cogitop si può permettere anche altro. Voltaire e Rousseau - campioni di box office - al commerciale; Aristotele alla documentazione, Debord responsabile eventi, Schopenhauer contrattino a tempo determniato, Benard Henry Lèvy (l'ultimo sfregio) semplice fattorino, ultimo delle scala sociale. Kevin Platone si muove tra planning di produzione, open space, dittature dell'urgenza. Mentre passeggia con Socrate si rassicura, da ateniese, del fatto che avere dei capi tedeschi, è meglio che incocciare in un superiore di Sparta. Obbedisce al proprio istinto e non alla razionalità davanti alla macchinetat del caffè. E «tuttavia c'è un'altra interpretazione possibile della goffaggine di Platone; ovvero che non sia goffaggine vera ma pittosto un atto mancato, la manifestazione del suo desiderio inconscio di liberarsi di Socrate una volta per tutte...», scrive Pèpin. Un bel racconto. Pure se troppo ispirato alla partita tra filosofi Grecia-Germania del Senso della vita dei Monty Python, o alla biografia satirica anni 80 di Marx di Daniele Panebarco (Il grande Karl in cui il filosofo veniva beccato a una gara di ballo con la signora Utopia... di Francesco Specchia  

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