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La Vispa Teresi

Lucia Esposito
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Sono giorni di risate grasse, questi: "Chissà che cosa scriverà", annotava ieri Marco Travaglio, "chi aveva teorizzato che la testimonianza di Napolitano era inutile". A parte il congiuntivo sbagliato, tutti i quotidiani hanno scritto proprio questo: che è stata inutile, o dannosa; hanno scritto che le "nuove" carte portate dai magistrati sono già state pubblicate una decina d'anni fa; che il proposito della mafia di ricattare lo Stato non solo era ovvio, ma fu evidenziato in due relazioni della Dia nel 1992-93 e comunque era stato scritto milioni di volte. "Non è che la mafia con le bombe voleva chiedere il pizzo all'arcivescovado", ha detto Massimo Bordin alla rassegna stampa di Radio Radicale. L'unico che non l'aveva ancora capito era il procuratore Vittorio Teresi, che assieme agli altri magistrati, martedì, aveva la postura compiaciuta del siciliano a Roma: "Le dichiarazioni di Napolitano rappresentano un risultato notevole perché ha confermato l'assunto del processo, cioè che la mafia aveva provato a ricattare lo Stato". Ma davvero? Peccato che l'assunto del processo non fosse se la mafia volesse ricattare lo Stato - il che è pacifico - ma se lo Stato si sia piegato al ricatto. Pare di no: anzi, a dirla tutta lo Stato ha poi demolito e arrestato l'intera mafia militarizzata: altrimenti non staremmo qui a occuparci di fatti risaputi di vent'anni fa, ma del presente mafioso, quello che il pool dei fighetti di Palermo ha lasciato nelle mani di magistrati che si occupano di mafia per davvero. di Filippo Facci 

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