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Nobel a Ishiguro, l' altro giapponese: pop senza ideologia

Alessandra Menzani
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Stavolta l' Accademia di Svezia si è data una sveglia. Ha premiato col Nobel uno scrittore che non conoscono in quattro gatti, né un cantautore per quanto di successo planetario, ma restio perfino a ritirare di persona la vincita. Tanto poco Bob Dylan aveva convinto, quanto Kazuo Ishiguro mette d' accordo. Cittadino britannico emigrato a cinque anni dal Giappone (è nato a Nagasaki, figlio di un oceanografo), deve parte della sua fama al cinema. Ma è anche un romanziere noto e popolare in quanto accessibile, non contorto negli oscuri meandri intellettualistici di scrittori che sembrano piacere solo per il loro carattere esoterico, o per la loro collocazione politica. Qui motivazioni politiche non ce ne sono. Ishiguro non è, per dire, Dario Fo, è libero da incrostazioni ideologiche. E comunque, milioni di persone hanno visto Quel che resta del giorno, tratto da un suo romanzo del 1989 (il film è del 1993), con quel personaggio del maggiordomo Stevens di ferrea fedeltà e sentimenti contenuti e repressi. Motivazione del premio: «In romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l' abisso che sta sotto al nostro senso di connessione col mondo». Non che queste motivazioni spieghino un granché, a ben vedere sono spesso intercambiabili. Facciamo piuttosto il punto sulla sua produzione del premiato, già pluripremiato da anni, sette romanzi dove ricorrono spesso i temi sulla fallacia della memoria, la mortalità e la natura permeabile del tempo. Lui stesso è rimasto sorpreso da un riconoscimento che non si aspettava e forse lusingato da dichiarazioni come quella di Sara Danius, segretaria dell' Accademia di Svezia, la quale ha detto: «Se mescolate Jane Austen con Franz Kafka otterrete un compendio di Ishiguro, ma dentro ci dovete mettere anche un pizzico di Marcel Proust». Ricetta mica male, ma che andrebbe anche integrata con qualche balzo verso autori più vicini a noi, non fosse che per il fatto che Ishiguro ha spaziato fra generi diversi. All'inizio, per la verità, sembrava che si volesse concentrare su un itinerario predefinito. Il primo romanzo, Un pallido orizzonte di colline (A Pale View of Hills, 1982) aveva come protagonista una donna giapponese di mezza età andata a vivere in Inghilterra. Lo sguardo retrospettivo di un io narrante non è dissimile nel lavoro seguente, Un artista del mondo fluttuante (An Artist of the Floating World, 1986), narrato da un vecchio pittore giapponese (questa volta la storia è ambientata in Giappone), che si guarda indietro, subito dopo la Seconda guerra mondiale. Idem per Quel che resta del giorno, tanto che lo stesso autore dichiarò la sua preoccupazione per l' eventualità dell' essersi troppo ripetuto. Ma non è stato così. Lo scrittore si è cimentato col giallo (le sue prime letture sono state Sherlock Holmes) e il western. E poi prendiamo gli ultimi due romanzi. Quello del 2005, Non lasciarmi (Never Let Me Go) è un capolavoro. Anche qui abbiamo una narrazione in prima persona, tramite flashback, di una ragazza che, insieme a un' altra ragazza e a un ragazzo, è stata allevata in un misterioso collegio della campagna inglese. Il genere è quello che si definisce «distopico alternativo», è fantascienza ma nei tempi nostri, negli anni Novanta. I ragazzi sono cloni allevati per donare gli organi agli umani «normali». La trasposizione in film è straordinaria, intensa e disperata. È del 2010, per la regia di Mark Romanek. L' ultimo, Il gigante sepolto (The Buried Giant, 2015), è invece un fantasy ambientato nell' Inghilterra del leggendario Re Artù. Il talento di Ishiguro si è manifestato in questo: riuscire a mantenere una coerenza interna di tematiche pur spaziando tra i generi, l' aver costruito un suo mondo letterario riconoscibile. Per associazione di idee, ieri in molti hanno rivolto un pensiero al più illustre scrittore giapponese vivente, Haruki Murakami, prolifico e adorato da un pubblico vastissimo. Era anche tra i favoriti, insieme all' eterno Philip Roth, ma i favoriti del Nobel, il Nobel non lo vincono mai. I due hanno in comune l' editore italiano, Einaudi (tutto Ishiguro è pubblicato da Einaudi, in anno di grazia). Che altro dire? Murakami è anche esperto di musica, e così è Ishiguro, che suona la chitarra e ha composto canzoni. Suoi riferimenti musicali, Leonard Cohen, Joni Mitchell, e Bob Dylan. Nessuno però finora si è sognato di dargli un Grammy Award. di Paolo Bianchi

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