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Mondiali, perché tifare Brasile: brutto e umano, merita il successo

Giulio Bucchi
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Ci sarebbero tanti motivi per tifare Brasile che la vera sfida sarebbe trovarne uno per non farlo. Si potrebbe tifare la Seleçao perché è il simbolo stesso del bel gioco, della gioia primordiale espressa su un campo di calcio. Si potrebbe tifare i verdeoro per i campioni che hanno riempito le nostre giornate di tifosi o per Neymar, il giocatore più divertente del torneo. Invece non è per nessuno di questi motivi che vale la pena tifare Brasile, semmai per l'opposto. Questa è la nazionale verdeoro più europea di sempre: non dispensa il consueto calcio da esibizione, al contrario gioca maluccio; non ha mostrato la superiorità disinvolta con cui in altre occasioni ha seppellito povere nazionali esordienti, ma ha vinto con fatica, a tratti a stento. Si erano presentati come i padroni di casa sicuri del fatto loro e ora mostrano insospettabili fragilità. Addirittura si registrano crisi di pianto, al punto che Scolari ha chiamato lo psicologo. Lungi dall'essere la nazionale sorridente che abbiamo sempre ammirato e temuto, tra i brasiliani serpeggiano timori e accuse con Zico che attacca Thiago Silva: «Se non ha il coraggio di tirare un calcio di rigore, si sfili la fascia da capitano». Insomma, questo Brasile è un po' come noi. Non sono quel modello di bellezza calcistica irraggiungibile e un po' antipatica che magari avrebbero voluto essere alla vigilia di questo mondiale, forse per nascondere i mille dolori del loro immenso Paese. Restano sorridenti, abbronzati, ma si stanno scoprendo insicuri, espressione di un calcio un po' più lontano dalla spiaggia e un po' più figlio degli sterrati di un sobborgo di Rio o di una borgata romana. È un Brasile che potremmo definire figlio della crisi, talentuoso, ma sofferente. Come da sempre siamo noi. E vederli vincere con qualcuna delle nostre armi, ora che noi siamo stati cacciati dal salotto buono del calcio, sarebbe già una piccola ripartenza. Avremmo qualcuno che un po' ci assomiglia da imitare. E se tutto questo non basta, si tifa Brasile perché è il Brasile, l'essenza del calcio… di Maurizio Zottarelli

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