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Mondiali 2014, i top della kermesse brasiliana

Ignazio Stagno
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Vinti e vincitori. Il Mondiale del 2014 è pronto per essere consegnato alla storia. Delusione a parte per l'Italia, quello che si è appena concluso è uno dei mondiali più beli degli ultimi vent'anni. Spettacolo, lacrime, emozioni e tutto il resto nello spazio di un mese. Cosa ci porteremo di questo mondiale? Proviamo a capire quali sono stati i dieci top di questo Brasile 2014.  Saracinesche - Esplosivo, spettacolare, concreto. Tre per uno, Tim Howard. Classe 1979, non proprio un giovincello, il portiere degli Stati Uniti è diventato simbolo e idolo assoluto non solo dei tifosi a stelle e strisce, squadra uscita a testa altissima dai Mondiali 2014. Le sue parate durante il girone che hanno letteralmente trascinato gli Stati Uniti agli ottavi col Belgio hanno tenuto davanti al televisore milioni di americani che da tempo provano a capire cosa ci sia di magico dietro quel calcio che si ostinano a chiamare soccer. Con lui, l'altra saracinesca del mondiale è Guillermo Ochoa. Il Messico lascia il Mondiale agli ottavi perdendo contro l'Olanda (1-2). Ma esce a testa alta dopo essere stato in vantaggio fino all'87esimo. A nulla sono serviti i "miracoli" di Guillermo Ochoa, autore di un grande campionato. Il portiere del Messico, classe 1985, aveva fermato il Brasile, ora deve inchinarsi agli "orange" ma lo fa da grande protagonista, dopo aver salvato la sua porta dagli attacchi di Robben e compagni.    Il sondaggio: Mondiali 2014, vota il tuo "top" Delirio patriottico - Di questo Mondiale brasiliano una posizione tra i protagonisti assoluti spetta a Maurizio Gasparri. Il senatore azzurro subito dopo Italia-Inghilterra si è scatenato su twitter con un cinguettio al veleno che tanto ha fatto discutere, ma che ha mostrato il lato sanguigno del tifo di casa nostra: "Fa piacere mandare a fare .... gli inglesi, boriosi e coglioni". Una frase che ha scatenato una tempesta sul senatore che però con orgoglio ha sostenuto il suo tifo scatenato.  Un italiano in finale - Magra consolazione. Tra i top di questo mondiale non si può non citare Nicola Rizzoli che ha arbitrato la finalissima tra Germania e Argentina. E' stato il terzo fischietto italiano a dirigere una finale mondiale dopo Gonella a Messico '70 e Collina in Corea e Giappone nel 2002. Nostante i tanti errori commessi nell'ultimo campionato italiano, Rizzoli si è guadagnato la finalissima. Il miracolo - Per raccontare la storia di un miracolo come quello della Costa Rica basta tornare a quel 20 giugno quando Bryan Ruiz ci ha condannato con un gol alla figuraccia poi definitivamente consumata con l'Uruguay. Una squadra, quella del Costa Rica, che ha mostrato quell'umiltà silenziosa che spesso ribalta la storia del calcio. Gioco concreto e ordinato che ha portato la squadra ai quarti di finale e ad un soffio dalla semifinale. Il sogno della Costa Rica infatti è finito solo ai rigori con l'Olanda.  Killer in area - Se c'è un pallone di cui nessuno si preoccupa lui lo prende e in un nanosecondo lo butta dentro. Miroslav Klose è fatto così. L'attaccante della Germania non perde tempo a fare un doppio passo, una veronica o un no-look, Klose fa quello che sa fare: gol. Ha distrutto tutte le squadre chi si sono trovate sulla strada della Germania. Dall'Algeria al Brasile. Il panzer tedesco è è diventato il più grande marcatore nella storia dei mondiali e ora Lotito è pronto a passare all'incasso. La prova d'amore - Il gossip a volte sa essere crudele. Un posto tra i top di Brasile 2014 spetta di diritto ad Alena Seredova. Lasciamo da parte la retorica della cronaca rosa. Non serve: Alena ha dimostrato maturità e senso di responsabilità. Mollata dal suo Gigi per la D'Amico ha preso i suoi figli, maglia numero 1 sul cuore, ed è volata a Manaus per sostenere gli azzurri e suo marito. Chapeau. Il gol di tuffo - E' stato il gol più bello del Mondiale: il tuffo di testa con cui il centravanti dell'Olanda Robbie Van Persie aveva pareggiato il vantaggio della Spagna, dando il via alla rimonta che si sarebbe conclusa con un terrificante 5-1 per gli Orange sui campioni del mondo. Era stato un mix di genio, potenza fisica e senso del gol. Ed è stato anche un gol molto scenografico, ripreso da centinaia di scatti fotografici che colgono il volo perfetto dell'attaccante. Un volo che si presta perfettamente a essere riprodotto. Perfino su una moneta. È quello che ha fatto il Reale istituto olandese della moneta, coniando 6.000 pezzi che su un lato presentano il leone stilizzato simbolo della Federazione olandese. E dall'altro la silhouette di Van Persie che colpisce il pallone. Le Termopili di Belo Horizonte - Una battaglia. Leonidas non era in campo, al suo posto c'erano Julio Cesar e Pinilla. Brasile-Cile è stata la partita più emozionante del mondiale. Una di quelle sfide dove sudore, ansia e lacrime viaggiano insieme da Rio a Roma, da Atene a Auckland. Il mondo intero ha ammirato la battaglia di Belo Horizonte. Un 1-1 nei 90 minuti regolamentari che aveva quasi regalato al Cile il sogno di un quarto di finale. E invece ai rigori il Cile ha dovuto inchinarsi davanti a Julio Cesar para-rigori. La traversa di Pinilla che ha fatto tremare il Brasile poco prima della lotteria degli undici metri trema ancora ed è finita tatuata sul braccio del giocatore. Il Brasile in 120 minuti è passato dalle lacrime alla festa. Salvo poi lasciare spazio al dramma del 7-1 con la Germania.  I minatori cileni - E' commovente e fortunato lo spot con cui una banca cilena ha scelto di sostenere la nazionale sudamericana ai Mondiali di calcio. Commovente perché sono stati scelti quei 33 minatori che sono incredibilmente sopravvissuti per 69 giorni sotto terra nella miniera di San Josè, nel deserto di Atacama, nel 2010. Tutta colpa di un crollo improvviso. In 33 rimasero sotto terra, trovando un rifugio con cibo e ossigeno. Poi, alla fine, la liberazione. E quei 33 uomini, 32 cileni e un boliviano, sono diventati un simbolo e così sono stati scelti loro per tifare e spingere il Cile, la loro squadra nazionale. L'altro mondiale - C'è un altro mondiale che si è giocato mentre la palla rotolava tra Manaus e il Maracanà. E' quello di Storie Mondiali di Federico Buffa. Il giornalista di Sky ha raccontato la corsa alla Coppa del Mondo delle precedenti edizioni tenendo incollati alla tv milioni di telespettatori che hanno pianto e sono cascati giù dal divano magari per quella traversa di Di Biagio a Francia '98. Storie Mondiali non è stato solo un programma. E' un romanzo lungo 12 puntate che racconta storie di Brasiliani in lacrime per il Maracanzo del '50 e di tedeschi che si scontrano tra Est e Ovest a Germania '74. Poesia, prosa e musica incontrano il linguaggio della storia che Buffa spiega con fare solenne. "I mondiali di calcio hanno scandito e segneranno il tempi della nostra vita", afferma Buffa. Come dagli torto...  

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