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Paolo Conte e il nuovo album "Snob": le sorprese non ci sono, la magia ancora sì

Giulio Bucchi
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Snob. Come chi riesce a vedere un cavaliere dell'amor cortese dove altri vedrebbero soltanto un camionista peruviano. Snob: ecco il titolo del nuovo disco di Paolo Conte, in uscita oggi su etichetta Platinum/Universal. Una parola, un'immagine, un concetto. "Ci sono tre tipi di persone non ordinarie che si somigliano", ha spiegato il Maestro, davanti alla folta platea di giornalisti arrivati ad Asti, per la presentazione della nuova creatura discografica: "l'intellettuale, lo snob e il dandy. Io preferisco il dandy, più profondo. Lo snob è semplicemente un parvenu". I 15 brani dell'album sono un banchetto goloso per chi voglia abbuffarsi di ritmi e parole che scaraventano al confine di terre e colori lontani, a partire da Si sposa l'Africa, racconto divertente e surreale in cui l'Africa antica incontra quella moderna, fra danze e telefonini ("Volevo farne un cartone animato", ha spiegato l'Avvocato). Un disco in cui la passione travolgente per la musica che da sempre tormenta il "ragazzo scimmia del jazz" trova la perfetta alchimia in un incontro galante fra suoni e parole. Ancora una volta, il sornione avvocato di Asti ci seduce col potere evocativo delle sue canzoni: una forza irresistibile trascina l'ascoltatore nelle atmosfere che si compongono di musica e parole, fino a vederle quasi. "Come di un film la pellicola", per dirla con Conte. I sensi possono cullarsi nei suoni onirici di Donna al profumo di caffè, scatenarsi sui ritmi nostalgici di Argentina - ricordo limpido dei nostri emigranti, con quel "pomeriggio dalle luci gialle" che è nel repertorio di Conte sinonimo di seduzione e ispirazione. Ritrovarsi nell'imponenza del pianoforte di una favola Snob, fluttuare nell'ermetismo tormentato di Fandango, divertirsi al ritmo della samba d'antan di Tropical e a quello delle Maracas che scandiscono la nostalgia del tempo che scorre, facendo muovere i piedi al pubblico, come piacerebbe a lui. Possono emozionarsi al pensiero di quel pensiero invernale che in Tutti a casa scappa dolce da un prostituta di periferia che si scalda le gambe davanti a un falò, di cui non si fatica a sentire il calore. E poi la "cavalleresca intenzion" di un camionista del Perù che cerca di parlare con una donna che non lo capisce, in Manuale di conversazione, una mazurca "color deciso di fiordaliso" scandita dalle onomatopee - da sempre suo territorio esplorato e felice - e una Signorina saponetta che riporta ai ritmi di quel 900 a lui tanto caro. Per il tour che inizierà il 25 ottobre da Legnano e lo porterà in giro fino a fine marzo (oltre all'Italia, ovviamente Parigi, Amsterdam, Francoforte, Vienna), l'avvocato "con quella faccia un po' così" ha scelto però di recuperare canzoni vecchie: "Vorrei farle rivivere sul palcoscenico, penso che il pubblico possa gradire", ha detto. L'unica pepita che non abbiamo scovato è quella di una vera sorpresa. Ma, di questi tempi, forse va bene così. Abbiamo però trovato il vero spettacolo d'arte varia che ci aspettavamo. Wonderful. di Simona Voglino Levy 

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