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Strage degli immigrati, la rassegna stampa: "guerra", "ipocriti", "accogliamoli", cosa scrivono Belpietro, Ferrara e Gad Lerner

Giulio Bucchi
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Allargare le braccia, chiudere le bocche, armare le mani e soprattutto i cervelli. Sulla stampa italiana le reazioni alla strage di migranti (anzi, le stragi perché agli oltre 800 morti nel naufragio del barcone nel Canale di Sicilia si sono aggiunte le decine di vittime di Rodi) sono varie e coprono tutto lo spettro delle emozioni e della retorica. Se Repubblica schiera Roberto Saviano e Gad Lerner puntando il dito contro "le nostre coscienze" colpevoli, i giornali di centrodestra fanno l'opposto, sottolineando il progressismo benpensante che anziché cercare soluzioni a un problema annoso preferisce continuare ad usare termini come pietà e solidarietà, mai così vuoti e appunto retorici come in queste ore. Gad Lerner: "Accogliamoli" - I naufraghi in arrivo sono "gli uomini nuovi che stanno cambiando non solo la storia ma anche la geografia del Mediterraneo", spiega Gad Lerner su Repubblica. Il dipinto è pieno di pathos ma sembra dimenticare alcuni aspetti del dramma: "Stanno arrivando, inermi e con intenzioni pacifiche, nei luoghi delle nostre vacanze estive. L'ecatombe in corso non basterà a sbarazzarcene". Siamo di fronte a un genocidio, sottolinea, di fronte a cui l'unica possibilità è la "accoglienza". "Si tratta di gestire con realismo un flusso migratorio provocato da guerre sfuggite al nostro controllo, cercando di prevenire la saldatura (in parte già avvenuta) fra i trafficanti che monopolizzano la navigazione marittima e i jihadisti che presidiano porzioni crescenti di terraferma". Le opzioni in campo? "Istituire presidi per l'identificazione e lo smistamento dei profughi già nei loro primi luoghi di transito. Condividere tra gli Stati membri l'accoglimento delle richieste d'asilo, in deroga agli accordi di Dublino. Garantire un servizio di traghetti e voli charter. Forse si fa ancora in tempo". Azioni dispendiose in taluni casi, sicuramente complicate dal punto di vista politico dall'altro. Ma l'obiettivo è chiaro: "In mezzo a quel mare non c'è altro gesto d'umanità possibile che protendere verso di loro le nostre braccia. Non c'è altra salvezza che una salvezza comune. Trasformando i sommersi in salvati". Belpietro: "Stroncare la catena criminale" - Proprio con le belle parole di Lerner e Saviano si scaglia Maurizio Belpietro. Il direttore di Libero attacca: quelle morti "forse peseranno sulla coscienza di chi, con la pretesa di difendere i diritti dei libici a non avere un dittatore, ha appoggiato una guerra che in Libia ha spodestato e barbaramente assassinato un dittatore, per sostituirlo con un'altra e peggiore dittatura: quella della paura, quella del fanatismo islamico e dei predoni, che magari sono musulmani, ma venerano più il denaro di Allah". Per stroncare la tragica conta delle vittime della disperazione, occorre andare alla radice della questione: è una guerra, fatta non più solo con le armi ma anche con il commercio di esseri umani. "Ma come - si chiede Belpietro -, i paladini di tutti gli sfruttati, quando è il momento di chiudere le porte allo sfruttamento, di impedire che qualcuno speculi sulla sofferenza, che fanno? Dicono che l'onda non si può arginare, ma solo agevolare? E che vuol dire? Che dovremmo mandare dei traghetti della Tirrenia davanti alle coste libiche o tunisine a caricare i profughi per evitare che rischino la vita? Oppure i difensori d'ogni immigrazione vogliono aprire un'agenzia di viaggi che organizzi comodi voli aerei in business class così nessuno si fa male?". Vista l'impossibilità fisica di accogliere tutti i migranti, conclude il direttore di Libero, "bisogna passare a misure vere e piene, cioè a respingimenti che contrastino il fenomeno. Fingere di piangere come coccodrilli non basta. Anche perché i mea culpa finiscono sempre con un'autoassoluzione. Il Giornale: "Basta ipocrisie" - Il Giornale affida a Salvatore Tramontano il suo editoriale, che sottolinea con il titolo "E gli scafisti ridono" la beffa ai danni dell'Occidente inerme, per incapacità ma anche per volontà. "Il governo ha spacciato come una risposta il nome sacro di Mare Nostrum. L'Europa chiamata in causa ha rinviato al mittente ogni responsabilità: non sono affari nostri. L'Onu era ed è una burocrazia inutile. Cosa è cambiato? Nulla, solo che adesso tutti si sono seduti a un tavolo per parlarne". "La verità - conclude Tramontano - è che l'Europa non ha alcuna voglia di risolvere un problema considerato tuttora italiano. Troppo misero il peso geopolitico dell'Italia perché qualcuno partecipi al problema. Al massimo sono disposti a dare qualche soldo in più e tanta solidarietà per mettersi a posto con la coscienza. Ma è una solidarietà rosso sangue. Giuliano Ferrara: "O guerra o confini aperti" - Sul Foglio Giuliano Ferrara, più schietto e diretto che cinico, delinea la questione come un aut aut: "C'è una sola cosa decente che si possa fare: la guerra ai nemici dell'ordine mondiale, nei luoghi elettivi in cui si fanno mediatori di un'invasione selvaggia dei nostri confini e delle nostre coste, oppure l'apertura delle frontiere e l'organizzazione del trasbordo, il grande rimpiazzo demografico". Guerra che non si deve portare avanti solo con le armi e i droni, ma anche "con l'informazione tecnologica e i suoi portenti. Si fa distruggendo chirurgicamente le basi, che si conoscono anche via satellite, del traffico di esseri umani. Si fa finanziando lo sviluppo e la cacciata dei regimi corrotti e satanici in cui allignano i Boko Haram e i serbatoi di mortuaria migrazione-invasione, e il conto finale lo dobbiamo pagare noi ricchi, e forse non è a nostro svantaggio".

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