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Feltri, la lezione in faccia al Papa (e a Di Maio): "Cosa fare la domenica? Fatevi gli affari vostri"

Giovanni Ruggiero
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C' è sempre qualcuno che mette il becco nelle vicende sociali e pretende di imporre abitudini e costumi proibendo alla gente di comportarsi in libertà senza invadere quella altrui. L' ultima polemica è divampata sul lavoro domenicale, considerato inopportuno dal candidato premier del Movimento 5 Stelle, Di Maio, che pertanto si batterà per abolirlo. Il Papa ha rincarato la dose affermando che coloro i quali sgobbano nei giorni festivi sono praticamente schiavi. Addirittura. Le argomentazioni dell' uomo politico sono inconsistenti, e quelle di Francesco non stanno né in cielo né in terra. Di Maio discetta su una materia che gli è misteriosa dato che lui povero figlio del Sud non ha mai lavorato, quindi farebbe bene a tacere o almeno a informarsi prima di cianciare. Il cosiddetto Santo Padre dovrebbe sapere di essere in contraddizione, poiché i preti sono attivi prevalentemente durante le feste comandate: infatti dicono messa e predicano dal pulpito proprio la domenica. Durante la settimana, essi, estreme unzioni, funerali e battesimi a parte, non fanno un tubo. Pertanto perché premono affinché la gente santifichi le feste mentre loro no? Tutti hanno il diritto di riposare, ci mancherebbe. Però ciascuno di noi lo fa quando gli garba o quando può. Fissare una data precisa per stare in panciolle è un attacco intollerabile alla libertà individuale. Su questo non ci sono dubbi. Se all' improvviso i desideri del pentastellato e del successore di Pietro si realizzassero, ci troveremmo la domenica senza il Pronto soccorso negli ospedali, senza trasporti pubblici (né treni né autobus eccetera), senza giornali, senza TV, senza cinema, senza pane, senza tabacchi, senza sport, senza bar e senza ristoranti. Non credo saremmo contenti. E ho solo fatto qualche esempio. Al di là di ciò mi domando se sia lecito impedire di lavorare per decreto agli italiani, che già di faticare hanno poca voglia, come si evince dal fatto che i giovani rifiutano occupazioni che richiedano prestazioni straordinarie al sabato sera. Poi non comprendo che gliene importi al grillino e al capo della Chiesa se un supermercato rimane sempre aperto al servizio dei clienti. Per quale motivo non si fanno gli affari loro evitando di ingerire nei nostri? Chi credono di essere? Dei padreterni i cui giudizi sono insindacabili? Un Paese minimamente liberale deve guardarsi dal vietare lo svolgimento di iniziative e opere legittime, oneste, ma incoraggiarle nell' interesse generale pure se non coincide con quello delle parrocchie. Neppure alle istituzioni pubbliche è permesso di stabilire quali siano i giorni deputati a grattarsi la pancia e quali a guadagnarsi il pane col sudore della fronte. Lasciamo che ciascuno si regoli come gli fa comodo, e raccomandiamo la lettura di un testo fondamentale: "La società aperta e i suoi nemici" di Popper. Nella speranza che i soliti rompipalle la smettano di insegnarci a vivere e pure a morire. di Vittorio Feltri

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