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Fabrizio Biasin: se a Roma il maiale ha preso il posto della Lupa

Giulio Bucchi
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C' è questa storia del maiale che spazzola i rifiuti tra i cassonetti a Roma. La foto ce l' ha mostrata Giorgia Meloni, leader FdI. L' ha pubblicata sui suoi profili social. La Meloni è indignata. La Meloni scrive: «L' immagine di Roma, Capitale d' Italia e d' Europa. Il fallimento dell' amministrazione Raggi è ormai ben noto a tutti, tranne che al M5S, che invece di risolvere il problema rifiuti, continua a dare la colpa alle precedenti amministrazioni. #GiorgiaMeloniPremier #4marzovotaFdI». La Meloni prende il porco al balzo per evidenti questioni elettorali e, perdonateci, fa benissimo, anche solo in onore del detto «del maiale non si butta via niente». Ora, dobbiamo solo capire perché Maiale (da questo momento con la «emme» maiuscola per dargli la giusta importanza) riesce ad arrivare a Roma indisturbato. L' ipotesi di qualche fesso è «ce l' ha messo la Meloni stessa per fare lo scoop» (da cui evidentemente il famoso «Prosciutto & Meloni»). Ma, francamente, rispediamo la cattiveria al mittente, anche perché in ogni caso la protagonista della vicenda rimane la monnezza, ben visibile in ogni angolo della Capitale e nel caso specifico in zona Romanina, via del Ponte delle Sette Miglia. Ma torniamo a Maiale. Il dato di fatto è che una volta a Roma faticavano ad arrivare gli Unni, ora ci arriva indisturbato il suino. Noialtri azzardiamo una spiegazione: la colpa è di Spelacchio, splendido paravento alberato e altro protagonista assoluto di questo inverno barbaro in riva al Tevere. Spelacchio è l' albero di Natale che tutto il mondo parlare fa, al centro delle cronache per motivi assolutamente fondamentali del genere «povero Spelacchio, cosa farà ora che il Natale è finito? Diventerà segatura?». In un Paese normale la risposta sarebbe «chissenefrega di Spelacchio», da noi si crea il caso e tutti dicono la loro puttanata in difesa del sempreverde. Ecco che allora Maiale - animale proverbialmente intelligente - approfitta dei nostri sguardi rivolti all' insù per organizzare le sue indisturbate scorribande cittadine al grido di «o Roma, o morte!». La monnezza si moltiplica a livello esponenziale? Fa nulla, è più importante riflettere sul perché Spelacchio sia costato il doppio del previsto. I piccioni a furia di trovare nutrimenti tra i rifiuti sono mutati in «topiccioni» (metà pantegane e metà gabbiani) e ora cagano sul brecciolino come elefanti indiani? Fa niente, l' importante è che non la facciano addosso a Spelacchio. Le buche sono ormai piccoli crateri al punto che non dici più «sono inciampato nella fetentissima buca» ma «speriamo che non erutti»? Non importa, il paesaggio lunare in fondo rende Spelacchio ancora più carino, pur nella sua conclamata bruttezza. L' ex sindaco Marino è stato condannato a 2 anni per una faccenda di scontrini birichini (contestate 56 cene tra luglio 2013 e giugno 2015, per complessivi 12.700 euro)? Embé, c' è la festa in onore di Spelacchio, rimosso ieri durante una cerimonia assai commovente («Ciao, Spelacchio». Come se l' abete partisse per il Vietnam). E, niente, siamo fatti così: ordiniamo l' agenda in base all' interesse popolare, schiviamo «un problema» spostando l' attenzione su «un altro problema», trattiamo la questione alberata con il fare di chi sa dare il giusto peso alle cose («ma sì, scherziamo su Spelacchio ma sappiamo bene quali sono le priorità!») e, intanto, non ci accorgiamo che i maiali ci stanno conquistando, porco mondo. «Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l' uomo, poi l' uomo e ancora il maiale: ma era ormai impossibile dire chi era l' uno e chi l' altro». (George Orwell). di Fabrizio Biasin

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