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Vittorio Feltri, la lezione su Dio e chiesa: "Le mie quattro chiacchiere con Satana"

Giulio Bucchi
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Sulla Stampa di Torino ho letto giovedì un articolo di Andrea Tornielli, vaticanista di rango, che per altro negli anni Novanta assunsi al Giornale, in cui si narrava la storia di una signora sotto i cinquanta, a suo dire posseduta da Satana, il quale le avrebbe tolto la serenità e il piacere di vivere. È un racconto struggente, probabilmente sincero, ma che lascia perplessi. La donna confessa tormenti indicibili. Certi giorni è talmente sofferente, essendo preda del Maligno, da non connettere più. Le scoppia il capo, non riesce a combattere e soccombe all'influenza devastante del Diavolo. Si chiude in camera a casa propria e prova un grande disagio nonché dolore, finché non si reca dall'esorcista nella vana speranza di ritrovare un po' di pace, di cui difficilmente gode. Ella, intervistata da Tornielli, auspica che la Chiesa si avvalga dell'opera di un maggior numero di sacerdoti specializzati nella lotta contro il Demonio, e il giornalista si capisce che la prende sul serio, convinto a sua volta che il principe delle tenebre esista sul serio e possa sconvolgere l'esistenza di tanti esseri umani. Leggi anche: "Quella volta che ho incontrato il Diavolo", un Feltri sconvolgente Personalmente fatico a credere in Dio, figuriamoci se sono in grado di credere in Satana e nelle sue pompe, come si diceva in altre epoche non troppo lontane, visto che ne conservo memoria. Noi tutti siamo su questa terra e attraversiamo momenti di rara felicità e periodi durante i quali siamo inquieti, tristi, giù di morale. Ci sentiamo perseguitati dal destino, cui talora diamo il nome di Lucifero, forse perché abbiamo sempre bisogno di dare la colpa a un soggetto preciso, sia pure fantasioso, delle ambasce che ci turbano. Siamo infantili quanto gli uomini primitivi, portati a cercare la spiegazione di ogni pena fuori da questo mondo dove siamo condannati a soggiornare, tra miserie e autentiche, o fantasiose, persecuzioni. Non ci rendiamo probabilmente conto che il nemico che ci perseguita non è in cielo né nel sottosuolo, luogo nel quale abbiamo arbitrariamente situato gli inferi, bensì abita nel nostro complicato corpo e, se non riusciamo a sconfiggerlo, lo chiamiamo Diavolo. È una semplificazione puerile che ci solleva dalle responsabilità di individui psicologicamente e culturalmente fragili. Il Demonio non va temuto poiché non c'è. Se ci fosse non mi avrebbe trascurato. Egli non è uno spirito negativo che va a caccia di personalità disposte a farsi soggiogare, suppongo sia solo una idea sbagliata che, in quanto tale, germoglia nell'animo degli ingenui inducendoli a considerarla una minaccia concreta. Non vi è la necessità di incrementare l'organico degli esorcisti che, comunque, non guerreggerebbero ad armi pari con Satana, se questi fosse un antagonista vero di Dio. Per battere il Maligno basta poco. Un po' di testa, giusto un po'.

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