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Schettino: "Mi hanno trattato peggio di Bin Laden"

A quasi un anno dalla tragedia della Concordia il comandante attacca: "Quella sera mi hanno dato informazioni inesatte. Provo dolore anche perché hanno esposto l'Italia alle critiche del mondo"

Giulio Bucchi
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Arrabbiato e dispiaciuto, perché oltre al dolore si è sentito trattato "peggio di Bin Laden". Il comandante Francesco Schettino, intervistato da La Stampa, si sfoga a un anno dalla tragedia dell'isola del Giglio quando, con lui al timone, la Costa Concordia naufragò causando la morte di 30 persone e 110 feriti. Da quel 13 gennaio 2012, il suo nome è finito in centinaia di ricostruzioni poco lusinghiere, oltre che al centro di un processo per disastro e strage: "Sono stato dipinto peggio di Bin Laden, mentre il mio rammarico per quello che è successo è enorme - ha spiegato al quotidiano torinese -. Altrettanto onestamente rinnego l'immagine che mi hanno cucito addosso, ridicolizzando non solo 30 anni del mio lavoro, della mia esperienza in tutto il mondo, ma anche l'immagine del nostro Paese esposto alle critiche, spesso ingiuste, dell'intero pianeta". Il comandante, che dice di provare un "dolore sincero, dal profondo del cuore" dà la sua versione dei fatti: "L'inchino? Tutti sapevano che per omaggiare l'isola si doveva passare più vicino. L'avevamo sempre fatto". Leggerezza o no - sostiene -, non era solo colpa sua: "Quella sera non mi vennero fornite le informazioni esatte. Io posso avere pure sbagliato ma non ero solo". D'altronde lui è stato il "presidente dei capitani della Costa Crociere, eletto da tutti ma ora mi sparano addosso". 

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