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Santoro infilza Il Fatto: i tempi delle 100mila copie sono lontani

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Matteo Legnani
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Il primo screzio c'era stato già alla prima serata, quando Michele Santoro aveva confinato il consueto monologo di Marco Travaglio in fondo alla puntata di Servizio pubblico. Uno "sgarro" nel quale alcuni videro la risposta del tribuno televisivo all'articolo del 19 settembre in cui Il Fatto Quitidiano scriveva che lui, Santoro, e il suo modello di talk show erano superati (tesi peraltro confermata dai dati Auditel). Poi, ieri sera, Michelone c'è andato ancora più pesante: a inizio della puntata più disastrosa in termini di audience da quando conduce un programma in tv, ha attaccato i giornali che scrivono un giorno sì e l'altro pure che i talk sono finiti, che la gente non vuole più vederli, citando a sostegno delle loro tesi i dati di spettatori e share. Ha citato Libero, il Corriere della Sera, persino Le Monde. E poi... Il Fatto. Fregandosene del fatto che Servizio pubblico è di proprietà di una società formata appunto da Santoro e dal quotidiano. E lì ha spinto la coltellata. "Gli amici del Fatto vendono oggi le stesse 100 mila copie che erano arrivati a vendere anni fa? Tranquilli, non voglio mettermi a dare le cifre come fanno loro ogni mattina…..''. Il sito dagospia.com riferisce di una telefonata di fuoco tra il conduttore e il direttore del Fatto Antonio Padellaro che avrebbe fatto seguito alla puntata.

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