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Bisignani, la strada di Minniti sempre più segnata verso il Quirinale

Giovanni Ruggiero
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Il futuro politico del ministro dell'Interno Marco Minniti potrebbe essere ben più roseo di quanto oggi lo disegnino i retroscena dei giornali. In tanti danno ormai il titolare del Viminale come possibile sfidante di Matteo Renzi per la corsa nel Pd verso Palazzo Chigi, una poltrona però che potrebbe stare stretta al ministro. La bravura nel farsi strada e guadagnare la popolarità di cui gode oggi la spiega Luigi Bisignani sul Tempo. Minniti infatti è riuscito a prendersi la scena: "con la conoscenza perfetta degli apparati. Valorizzato da D'Alema, dal quale ha assorbito l'importanza di una rete trasversale, il piccolo Cossiga - scrive un allusivo Bisignani - a differenza di Renzi, ha compreso come il potere passi soprattutto dagli operativi e non solo dai loro capi". Il metodo Minniti è oggi palese quando si guarda al suo approccio per risolvere l'emergenza immigrazione con la Libia. Il ministro ha capito che prima di trattare inutilmente con generali e capi di Stato, deve avere il consenso dei sindaci e dei capi tribù libici. Una mossa che a Bisignani ricorda quella fatta per far mandare giù al Vaticano il primo governo italiano guidato da un ex comunista, cioè D'Alema, contro il quale Papa Giovanni Paolo II aveva messo una sorta di veto: "Il giovane Minniti ebbe l'intelligenza e la capacità di organizzare, a casa della giornalista Anna La Rosa, calabrese come lui, un vertice segreto tra il futuro premier e il sostituto alla segreteria di Stato, Giovanni Battista Re, creando i presupposti per l'ok del Vaticano". Di questo passo Minniti rischia di ripercorrere le orme di suoi più illustri predecessori. Uno fra questi per esempio è stato Cossiga che, ricorda Bisignani: "confidava che la strada per arrivare al Quirinale gli era stata facilitata dal passaggio al Viminale. Così è stato anche per Segni, Scalfaro e Napolitano". La strada sembra segnata, sempre che il Pd regga.

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