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De Bortoli: "Ecco perché l'Italia deve tifare Angela Merkel"

Benedetta Vitetta
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Se le difficoltà di Angela Merkel nella formazione del nuovo governo in Italia fa sorridere facendoci sentire praticamente sulla stessa barca, questo momento di crisi, secondo Ferruccio de Bortoli, "può aiutarci a guardare alla crisi politica di Berlino con il solo metro degli interessi europei, e dunque italiani. Insomma, all'Europa, ma soprattutto all'Italia" scrive l'ex direttore di via Solferino nell'editoriale, "conviene sperare che la Merkel riesca a trovare la formula chimica del nuovo esecutivo tedesco. Una crisi politica più grave renderebbe la temuta e invidiata Germania più simile all'Italia, ma con ci aiuterebbe affatto". Varie le questioni che, senza l'appoggio della "Mutti" non sarebbe passate creando non pochi problemi al nostro Paese. Dalla politica monetaria targata Draghi "che ci ha consentito di avviare la ripresa alleggerendo il peso del debito pubblico. Infatti, quel poco di riduzione di spesa pubblica che abbiamo realizzato (in anni generosi più di bonus che di riforme vere e di struttura) lo dobbiamo all'ombrello monetario della Bce" fino alla rilegittimazione europea di Silvio Berlusconi. "Anche il centrodestra italiano" sottolinea De Bortoli, "dovrebbe sperare nel successo della Merkel, che ha riaccolto Berlusconi nel Partito popolare europeo superando antiche e profonde fratture, anche grazie ai buoni uffici del presidente del Parlamento di Strasburgo, Antonio Tajani. La rilegittimazione europea di Berlusconi si è completata con la difesa del ruolo di Draghi, indicato per anni dalla propaganda di Forza Italia (Brunetta è stato avvisato?) come uno dei protagonisti, insieme ovviamente alla Merkel e agli altri poteri europei, di un fantomatico complotto contro il governo in carica nella drammatica estate del 2011. E anche qui vi è stata una curiosa rimozione delle cause storiche di quella crisi. Una rilettura del tutto interessata. Come se il governo Berlusconi dell'epoca non avesse alcuna colpa sul deterioramento dei conti pubblici e sulla crescita del famigerato spread, oltre che per la perdita della maggioranza in Parlamento".

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