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Antonio Ingroia indagato ancora: ipotesi di peculato per i compensi ricevuti quest'anno

Andrea Tempestini
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Toh, Antonio Ingroia indagato. Ancora. Una nuova indagine contro l'ex magistrato: dopo la prima, in cui gli veniva contestato di essersi autoliquidato compensi non dovuti, ricevuti tra il 2014 e il 2016, l'amministratore unico della società regionale Sicilia Digitale finisce sotto accusa pure per i compensi ricevuti quest'anno. Leggi anche: Ingroia sputa su Berlusconi: "Torna in politica? Giusto indagarlo" A indagare sull'ex procuratore aggiunto del processo sulla trattativa Stato-mafia sono i suoi ex colleghi della Procura di Palermo. Ingroia, nominato da Rosario Crocetta manager della società regionale, erede di Sicilia e-Servizi e delegata a gestire la piattaforma informatica della Regione, è accusato di peculato: secondo il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, nella liquidazione dei compensi, avrebbe fatto riferimento a una legge nazionale, a lui più favorevole, piuttosto che a quella regionale, che prevede un tetto massimo che, secondo alcune interpretazioni restrittive, non potrebbe superare i 30 mila euro. Gli investigatori nei giorni scorsi hanno acquisito materiale alla Ragioneria generale della Regione. L'ordine di esibizione è degli stessi pm Pierangelo Padova e Enrico Bologna, già titolari del primo fascicolo, in cui, nel marzo scorso, a Ingroia e Antonio Chisari, revisore della società, venivano contestati i compensi ritenuti eccessivi percepiti dall'ex magistrato, per un importo di 147 mila euro complessivi. Per quel che riguarda la nuova indagine, Ingroia sostiene che alla base di tutto c'è una divergenza interpretativa operata da un funzionario della Ragioneria della Regione, "ma chiariremo tutto".

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