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Il generale Mario Mori: "Voglio veder morire i miei persecutori"

Eliana Giusto
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"Io mi devo curare, e curare bene, perché devo vedere morire questa gente". Non usa mezzi termini il generale Mario Mori intervistato dal direttore del Tempo Gian Marco Chiocci. "Questa gente" sono i suoi "persecutori", quelli dell'antimafia che lo hanno accusato di collusione con la criminalità organizzata. Leggi anche: La lezione a Boldrini e Kyenge del generale: "Con lo ius soli ci riempiamo di terroristi" A Roma è stato presentato un docu-film realizzato da Ambrogio Crespi, scritto dal colonnello Giuseppe de Donno (che fu collaboratore del generale) e con l'ex segretario dei Radicali Giovanni Negri  Mario Mori. Un'Italia a testa alta dove ai procedimenti a suo carico si affianca l'assoluzione per quella sua presunta ritardata perquisizione del covo di Riina, per il presunto favoreggiamento a Provenzano. Resta solo il processo sulla trattativa Stato -Mafia.  "Quando seppi che ero indagato, tornai a casa la sera e sul subito non dissi nulla a mia moglie e i miei figli. Poi, verso la fine della cena, fu lei a chiedermi spiegazioni, perché l'aveva sentito in tv. Io le risposi: dobbiamo affrontare tutto con la serenità di chi è dalla parte del giusto. Queste cose si affrontano con il cervello, anche se poi quel che provi dentro è del tutto personale".

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