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Par condicio; Sallusti: "La decisione dell'Agcom è cosa da ubriachi"

Benedetta Vitetta
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Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, tuona contro la decisione dell'Agcom che vuole "giornalisti in tv sotto controllo" definendola "una cosa da ubriachi". "Campagna elettorale, a breve si entra in regime di par condicio, quella legge per cui in tv e in radio scatta il minutaggio: tanto parla il candidato di un partito tanto devono parlare i rappresentanti di tutti gli altri, a prescindere dal loro peso elettorale e interesse per il pubblico. La legge sulla par condicio è la morte del giornalismo (vale sia per il servizio pubblico sia per le emittenti private) che già di suo non gode di grande salute, oltre che dei telespettatori costretti a sorbirsi gli sproloqui di 'signori nessuno'" si legge nell'editoriale del direttore. "A questo giro c'è però una novità. Il garante per la comunicazione - uno dei tanti enti inutili nati per complicare le cose e distribuire stipendi importanti - ha deciso che anche i giornalisti che partecipano ai dibattiti dovranno 'dichiarare la propria posizione' ed essere quindi affiancati da colleghi che la pensano diversamente. Chi ha scritto questa norma o era ubriaco o non sa di cosa sta parlando" afferma Sallusti, "Cosa si intende per 'dichiarare la propria posizione'? Spero non l'intenzione di voto, che la Costituzione garantisce libero e segreto. E allora quale posizione? Un giornalista, per definizione, ha la sua di posizione, che può coincidere per nulla, in tutto o in parte con quella dei politici o degli altri colleghi presenti al dibattito. Secondo quel genio del Garante, se io e Travaglio ci troviamo insieme in un dibattito e non diciamo a prescindere cose opposte incorriamo in una violazione di legge, immagino sanzionata per noi e per l'emittente che ci ospita, perché non abbiamo garantito il 'pluralismo' degli ospiti. È proprio vero che la madre dei cretini è sempre incinta".  "Uno si chiede come sia possibile proporre una simile idiozia" conclude, "poi si scopre che il proponente (Angelo Cardani, presidente della commissione) è un professore bocconiano già braccio destro di Mario Monti a cui deve la nomina. E tutto diventa improvvisamente più chiaro. Non ho intenzione di sottoporre al giudizio dell' Agenzia per la comunicazione il mio modesto pensiero. E così spero facciano tutti i colleghi".

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