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Vittorio Sgarbi: "Perché la parola razza non può essere eliminata dalla Costituzione"

Andrea Tempestini
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La senatrice Segre vuole cancellare la parola "razza" dalla Costituzione poiché la ritiene cattiva. Una follia contro la quale si scaglia Vittorio Sgarbi, il quale premette: "Osserviamo che ve ne sono altre, nella Costituzione (di parole cattive, ndr): pena di morte, sequestri, associazioni segrete, errori giudiziari, violenza fisica, restrizioni e perquisizioni, indigenti", scrive su Il Giornale. "Tutte queste cose o condizioni sarebbe bene che non ci fossero". Leggi anche: "Le spiego cos'è la fi**": Sgarbi, la lezione che fa sclerare la Boldrini Dopo aver riconosciuto che l'espressione "la razza non esiste, esistono i razzismi" è di buon senso, Sgarbi continua sottolineando che però così si trascura il fatto che "la lingua italiana contempla, e i vocaboli registrano, anche le parole del male: odio, omicidio, strage, sadismo, stupro pedofilia". Insomma, "non basta cancellare la parola pedofilia per eliminare l'atto". Sgarbi dunque sentenzia: "Il dibattito sulla eliminazione della parola razza è vacuo, e sembra indicare soltanto esorcismi, perbenismi, nella ricorrente logica del 'politicamente corretto' che mira a correggere il vocabolario, come è accaduto trasformando negro in nero. Un segno di evoluzione della società? No. Di ipocrisia. La differenza non esiste. Così, vi è una sola regola cui obbediscono anche i neologismi: le parole esistono in quanto si usano. Quando finiscono le cose, finiscono le parole. Quando finirà il razzismo non si parlerà più di razza". Touché.

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