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Maria Elena Boschi, dopo il crac Etruria blindano la casa di famiglia: c'è anche la scorta fissa

Giovanni Ruggiero
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Quando lo scandalo di Banca Etruria è scoppiato tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016, la rabbia dei risparmiatori truffati era altissima e qualche decina di loro è andata a protestare a Laterina, vicino casa di Pierluigi Boschi, padre della sottosegretaria Maria Elena. Come riporta Davide Vecchi nel libro "Lady Etruria, tra papà e Matteo: tutti i segreti di Maria Elena Boschi" (ed. Paper First), proprio a febbraio 2016 il padre della Boschi è risultato indagato per bancarotta. Leggi anche: La rivolta contro la Boschi: il partito si spacca La protesta fuori casa Boschi non sembrava richiedere grandi attenzioni da parte delle forze dell'ordine. Eppure, ricorda Vecchi, in quell'occasione arriva un massiccio numero di uomini mandati dalla prefettura, da quel momento non andranno più via, andando a formare una vera e propria scorta per i Boschi, in modo da proteggerli da risparmiatori e giornalisti. Tecnicamente, spiega il libro, si tratta "di una 'vicinanza fissa all'abitazione' e di una "vicinanza dinamica dedicata'". Di fatto non sarà più possibile avvicinarsi all'abitazione dei genitori della sottosegretaria. Vengono anche fatti dei lavori attorno alla casa, sempre in funzione di difesa. "Dopo i garage spunta una recinzione lunga tutto il perimetro della villetta - ricorda Vecchi - Poi viene piantata anche una siepe alta tanto da coprire la visuale. Infine appare un'auto fissa di piantone delle forze dell'ordine con due uomini 24 ore su 24 (divisi su due turni, quindi 10 in tutto, ndr). Il plurindagato Boschi può stare tranquillo. Nessuno può disturbarlo".

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