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Benito Mussolini "fascista perché ritardato mentale": la vergogna finale contro il Duce

Giulio Bucchi
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Divertente -si fa per dire- il saggio ora in libreria L'infanzia dei dittatori (Baldini & Castoldi, pp. 172, euro 17) della giornalista francese Véronique Chalmet, che compila un testo dall' involontaria vis comica. In meno di duecento pagine riesce a cumulare una quantità di luoghi comuni difficilmente reperibili in un solo libro. Pagine buone per lettori in vena di leggerezza, sprovvisti di un palato esigente in fatto di storia. Da Pol Pot a Bokassa, ce n' è per tutti, fuorché per Napoleone Bonaparte il quale, si sa, era un imperatore, e poi ha vissuto ai primi dell' Ottocento, quindi con il secolo breve dei dittatori d' ispirazione socialista c' entra niente. Inoltre, sebbene di sangue italiano, era di nazionalità francese: e i francesi, si sa, sono al di sopra di certe bassezze: per esempio, invadere la Polonia per riscattarsi dalle botte buscate a sette anni. D' altra parte, i due signori citati più sopra, l' uno asiatico e l' altro africano, non hanno granché in comune con Stalin, Hitler, Franco e Mussolini. Ma poco importa. Conta affermare che la psicologia spicciola spiega tutto, sebbene non si sia pedagoghi né psicanalisti, e soprattutto vendere. È la legge della sopravvivenza dell' editoria in crisi, basata sul pregiudizio intellettuale secondo cui il lettore sarebbe avido di divulgazioni prive di spessore: il peso specifico del libro sarebbe inversamente proporzionale al numero di copie vendute.  GUARDA IL VIDEO - Baglioni imita il Duce a Sanremo, massacrato Tanto per fare un esempio, sarebbe bastata una riga di introduzione per rimarcare che costoro, a differenza di Bokassa, non sono mai stati sospettati di cannibalismo perché generati da tutt' altra carriera politica, storica e culturale, ma Chalmet è talmente impegnata a ridurre la statura dei dittatori europei - notevole, sebbene nel male - riconducendone la volontà di potenza al bisogno di riscatto dovuto a traumi infantili, che finisce per compilare un elenco di sciocchezze buone per saziare la morbosità di chi legge la storia spiando dal buco della serratura. In breve, il catalogo è questo, e si chiede perdono per i cattivi omessi per ragioni di spazio: Stalin diventa Stalin perché figlio di un alcolizzato e di una signora dai costumi non proprio immacolati; Hitler pratica l' eugenetica disgustato dall' abitudine di famiglia di frequentare sessualmente i consanguinei; Franco instaura una dittatura moralista scandalizzato dal libertinaggio del padre. Ma il colmo del qualunquismo è raggiunto nel ritratto di Mussolini, spassosissimo. Chalmet erige un monumento al pregiudizio anti-italiano. Benito Mussolini, secondo l' autrice, era sicuramente un po' ritardato, altrimenti, perché mai avrebbe fondato il fascismo? Il padre beveva e tradiva la moglie: era il «Casanova di Predappio» perché, lo sanno tutti, «gli italiani hanno il sangue caldo!». Mai letta prima una frase tanto razzista, mai letta una simile infilzata di luoghi comuni storici sociali e letterari. Di Casanova, che a Parigi ne ha fatte di cotte e di crude, menando per il nasino molte dame francesi, Chalmet conosce le avventure galanti, evidentemente non le opere letterarie. Pare aver frequentato poco anche la storia del Novecento. Il suo lavoro vale una stroncatura. E una domanda: come sarà stata l' infanzia di una scrittrice che riduce la storia intera ai traumi infantili?  di Claudia Gualdana

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