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Giorgio Napolitano, il malore all'aorta. Il professore e l'inquietante analisi: "Una questione di minuti"

Giulio Bucchi
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Un malore gravissimo, potenzialmente mortale. Giorgio Napolitano è rimasto vittima della dissecazione dell'aorta: operato d'urgenza al San Camillo di Roma dal professor Musumeci, l'ex presidente della Repubblica ora è in condizioni stabili, in terapia intensiva. È il professor Antonio Rebuzzi, responsabile del reparto di Cardiologia intensiva del Policlinico Gemelli di Roma, a spiegare nel dettaglio al Corriere della Sera l'entità della patologia: "La parete dell'aorta è fatta di tre strati: uno interno, a contatto con il sangue, uno medio, composto da un tessuto elastico e il terzo più esterno. La dissecazione si verifica quando si crea una fessura nel tessuto interno". Quando si rompe, il sangue entra nello strato medio e distrugge il tessuto elastico. Le conseguenze sono devastanti: "Dall'aorta partono le arterie che vanno in tutto il corpo: dal cervello allo stomaco fino ai reni. Se non affluisce regolarmente il sangue, c'è il rischio che la dissecazione provochi la chiusura di altre arterie causando, ad esempio, problemi gravissimi come un ictus o una insufficienza renale. Comunque si determina un danno molto grave". In questi casi "anche i minuti sono fondamentali. La dissecazione deve essere subito trattata in sala operatoria e deve essere tamponata nel più breve tempo possibile. Più va avanti la dissecazione e più danni gravi fa perché coinvolge più organi che sono molto importanti". A pesare, spiega il professor Rebuzzi, sono l'età (Napolitano ha 92 anni), l'ipertensione (pressione alta), l'aterosclerosi (la formazione di grasso nelle arterie) e ogni situazione che causa l'aumento della pressione arteriosa".

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