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Roberto Saviano, buonista in malafede: per lui gli immigrati non costano nulla

Cristina Agostini
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Vuoi vedere che l'Europa ci ha regalato 5 miliardi per accogliere gli immigrati e nessuno se ne accorto? A sentire Roberto Saviano, è andata esattamente così. E noi che pensavamo che il Vecchio continente ci avesse abbandonato, che il peso dell' accoglienza fosse tutto sulle nostre spalle. Balle. Sentite qua: «Quando si parla di 5 miliardi, il governo fa credere che questi 5 miliardi potrebbero essere spesi in altro modo, non è vero. L' Europa ha concesso all' Italia di scorporare dal bilancio questi 5 miliardi che non vanno a pesare sul rapporto deficit/pil, quindi non pesano sul debito italiano, non sulle nostre tasche. Quando vi dicono che questi soldi potrebbero essere utilizzati per gli italiani, stanno consapevolmente mentendo, perché questi 5 miliardi o vengono utilizzati per i rifugiati oppure non esistono». Leggi anche: "Perché è un bandito". Saviano oltre ogni limite: altri insulti contro Salvini Capito? Non si conteggiano, non pesano, non esistono. La notizia, diffusa martedì sera da Saviano davanti alle telecamere della trasmissione di Giovanni Floris "dimartedì" e immediatamente rimbalzata su tutti i social, è una bomba. L' emergenza è finita. I soldi per i rifugiati non pesano sulle nostre tasche. E tutti quelli che spendiamo è come se non fossero mai usciti dalle casse dello Stato. Possiamo costruire alberghi a 5 stelle, organizzare comitati di accoglienza e coktail di benvenuto. CONTROBALLE  - Una volta c' erano le panzane. Ora ci sono le fake news. Quelle snocciolate da Saviano appartengono ad un' altra categoria ancora: le controballe. Finte verità usate per demolire presunte bugie. Impossibile dire se il giornalista diventato famoso per il suo impegno contro la camorra sia stato travolto dal livore contro i nuovi inquilini di Palazzo Chigi, sia stato vittima di una soffiata poco attendibile o se abbia maturato la bizzarra convinzione dopo un' attenta lettura delle carte. Resta il fatto che la bufala è colossale. E non ci vuole un esperto di finanza pubblica per capirlo. Facciamo un esempio: una famiglia si impone un tetto di spesa mensile per riuscire ad arrivare alla fine del mese e mettere da parte qualcosa. Ad un certo punto arriva l' estate e, per fare qualche giorno di vacanza, si decide di comune accordo di togliere il vincolo, solo per una volta. Il conto dell' albergo sarà gratis o alleggerirà il portafoglio di mamma e papà? La risposta è scontata, esattamente come è scontato, e noto, quello che è accaduto nei nostri conti pubblici. Quando gli sbarchi hanno iniziato ad aumentare e la spesa per l' accoglienza ha cominciato a lievitare, il governo ha giustamente bussato all' Europa chiedendo uno sconto sui vincoli di bilancio. Il ragionamento non fa una grinza: come faccio a rispettare i severi parametri di riduzione del deficit se mi è capitata un' emergenza tra capo e collo? Stesso discorso è stato fatto per il terremoto e l' Europa, almeno su questo, non si è tirata indietro. Così dal 2015, Bruxelles ha permesso che alcune uscite straordinarie fossero in via eccezionale scorporate dal calcolo del deficit/pil che viene utilizzato ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità e degli obiettivi di medio termini verso il pareggio di bilancio. Cosa che avviene già automaticamente per le conseguenze del ciclo economico sui conti pubblici. In pratica, se la crisi comporta un peggioramento della crescita che non dipende dalle scelte politiche del governo, l' Europa applica uno sconto sul risultato finale: è, in sostanza, la differenza tra deficit nominale, che conta solo per noi, e deficit strutturale, che conta per gli esperti della Ue che passano al setaccio i nostri conti pubblici. SOTTO IL TAPPETO - Il fatto che le spese siano messe da Bruxelles sotto il tappeto, però, non significa che non siano reali. Basta prendere il bilancio dello Stato per verificare che i soldi spesi per i migranti sono lì, nero su bianco. E nessuno al ministero dell' Economia si è mai sognato di poterli cancellare con un colpo di bianchetto. Essi, che per il 2017 sono ammontati a 4,2 miliardi e per il 2018 potrebbero arrivare fino a 5, vanno comunque, scorporati o no, a formare il deficit che ogni anno va ad ingrossare il nostro debito pubblico, non a caso sempre in crescita. Sarebbe stato sufficiente, a Saviano, ascoltare l' economista Fiorella Kostoris, che è intervenuta a "dimartedì" poco dopo di lui, per avere il quadro più chiaro. La moglie del compianto Tommaso Padoa Schioppa ha infatti citato la recente intervista al ministro dell' Economia, Giovanni Tria, per apprezzarne la prudenza sull' ipotesi di scorporare gli investimenti dal patto di stabilità. Ecco cosa dice il professore: «Lo sto scrivendo dagli anni 90. Il problema è che anche se si togliessero dal calcolo del deficit con un accordo europeo, ci verrebbe consentito di spendere di più, ma avremmo lo stesso un impatto sul debito». di Sandro Iacometti

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