Cerca
Logo
Cerca
+

Tito Boeri, perché va cacciato: Inps, i conti sempre in rosso

Esplora:

Davide Locano
  • a
  • a
  • a

Tito Boeri è un economista bocconiano e la sa lunga. Sa, ad esempio, che tagliando le pensioni d'oro, che per lui sono quelle sopra i 3.500 euro lordi, si trovano le risorse per rimpinguare quelle più basse, che sono quasi tutte sociali, ovvero senza alcuna copertura contributiva. Sa pure che se non apriamo le porte agli immigrati, che già oggi succhiano risorse a non finire sul fronte dei sussidi e delle prestazioni assistenziali, il nostro sistema previdenziale collasserà. Conosce perfettamente i costi esorbitanti e proibitivi della quota 100 proposta dal governo per superare la legge Fornero ed evitare ai lavoratori di passare direttamente dal posto di lavoro all'ospizio. Discetta di vitalizi parlamentari, di ricalcoli contributivi, di architettura sociale, di dinamiche occupazionali, di reddito di inclusione. Preso com'è dal fare i conti degli altri, però, il presidente dell'Inps ha dimenticato di dare uno sguardo ai suoi. Che sono sempre in rosso, malgrado i 107 miliardi di foraggiamento pubblico che ogni anno lo Stato preleva dai contribuenti e versa nelle casse dell'istituto per finanziare i costi dell'assistenza e tappare i buchi delle gestioni previdenziali. Nel 2018 la musica non cambierà. Le previsioni parlano di un passivo di 7 miliardi, che è pur sempre un miglioramento rispetto ai -9 miliardi del 2017, ma porterà comunque il patrimonio ad una posizione negativa per 17 miliardi. Chissà quanti migranti ci vorranno per metterci una toppa. Leggi anche: "Vive su Marte?": Salvini polverizza Boeri In realtà, quei 17 miliardi che mancano all'appello sono solo una goccia rispetto ai 164 miliardi di debito, di cui 32 per anticipazioni di Tesoreria e 101 per anticipazioni dello Stato sul fabbisogno finanziario. Sarà colpa delle pensioni d'oro se mancano tutti questi soldi? Forse. Certo è che ci sono alcune voci di bilancio che provocano erosioni costanti del patrimonio su cui Boeri, pur esperto di numeri, non riesce a fare la differenza. Al di là degli immobil, che vale oltre 3 miliardi e secondo la Corte dei conti continua ad avere un rendimento negativo, uno dei problemi cronici dell'istituto di previdenza sono i contributi non riscossi. Aziende furbette, imprese che assumono e poi non ce la fanno a pagare, amministrazioni pubbliche che si dimenticano di versare, pensando che intanto sempre di soldi pubblici si tratta. CREDITI INESIGIBILI La progressione è costante e rapida. Nel 2012 la consistenza dei crediti contributivi era di 69 miliardi, la previsione per il 2018, tenetevi forte, è di 116 miliardi. Si tratta di ben 45 miliardi in più. L'ammanco non è indolore. Non si tratta, infatti, di soldi che prima o poi arriveranno, di un ritardo sulla tabella di marcia. Buona parte di quel denaro è persa per sempre. E i bilanci sono costretti, anno dopo anno, a prenderne atto. Per avere un'idea, il Fondo svalutazione crediti contributivi alla fine del 2018 avrà una consistenza di 69,5 miliardi. Cifra che rappresenta, si legge nel bilancio preventivo dell'Inps, «la presunta quota di inesigibilità (62,2% in totale) del valore nominale dei crediti contributivi sottoposti a svalutazione». ESBORSO DI DENARO Certo, Boeri è arrivato solo nel 2015. Non è responsabile degli arretrati accumulati dalle precedenti gestioni. Gran parte dei crediti sono poi da tempo stati affidati alla società pubblica di riscossione, Equitalia prima ed Agenzia delle Entrate ora. Ma invece di pontifcare su tutto, perché il professore non si concentra sul problema e trova un modo di diminuire l'incredibile esborso di denaro? Matteo Salvini lo ha invitato, in maniera un po' brusca, a fare il suo mestiere, invece di straparlare. Qualcuno dice che è il preludio al suo avvicendamento. Bisognerà, però, convincere Luigi Di Maio. Tutti i cavalli di battaglia del leader grillino, dal taglio di vitalizi e pensioni d'oro fino al reddito di cittadinanza, passano per l'Inps. E Boeri sembra non si sia fatto pregare per mettere a disposizione del ministro del Lavoro tutta la sua esperienza, nonché i suoi tecnici. Liberarsene non sarà facile. di Sandro Iacometti

Dai blog