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Gianfranco Fini a processo, badilata di Alessandro Sallusti: "Crimine politico, in carcere a testa alta se..."

Giulio Bucchi
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"Il suo crimine è stato politico". A poche ore dal rinvio a giudizio di Gianfranco Fini per riciclaggio, Alessandro Sallusti piazza una badilata tremenda sulla testa dell'ex presidente della Camera.  "Non vogliamo medaglie - scrive nel suo editoriale il direttore del Giornale -, né infierire su un uomo già condannato con sentenza definitiva dagli italiani ben prima che dai giudici". La rabbia, sottolinea, è per un centrodestra che al suo massimo storico, in Parlamento e fuori, "è stata boicottata, indebolita e distrutta non da gravi errori politici ma da una banda di malfattori assetata di soldi e potere di cui Fini era importante azionista". "Se il Paese è da anni in difficoltà - prosegue Sallusti -, la colpa è sua, quella di un mostro che illudendosi di essere Dio ha generato mostri", anche se alcuni suoi "complici sono a piede libero", da Giulia Bongiorno ("oggi stimato ministro in quota Lega") a Giorgio Napolitano ("nel frattempo eletto una seconda volta presidente della Repubblica". Ma in attesa della verità giudiziaria, Sallusti chiede quella politica: "Se Fini avesse coraggio e fosse un uomo libero potrebbe raccontarla, non tanto a noi ma al suo Paese. Non ci sarebbe riscatto, ma sarebbe pur sempre un modo dignitoso di uscire di scena e, non glielo auguro, entrare in carcere a testa alta".

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