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Gianfranco Fini "non poteva non sapere": si mette malissimo, cosa hanno in mano i pm

Davide Locano
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Il cognato l'ha inguaiato e lui «non poteva non sapere». Gianfranco Fini è stato rinviato a giudizio per riciclaggio e il processo comincerà il 30 novembre davanti alla quarta sezione penale, così ha deciso il gup di Roma al termine di una camera di consiglio durata tre ore. Con l'ex leader di An finiranno alla sbarra anche i Tulliani - la compagna Elisabetta, suo fratello Giancarlo, il padre Sergio - , oltre al re delle slot machine, Francesco Corallo, e altre sei persone. Tecnicamente, ci tengono a fare sapere i legali, la posizione dell'ex presidente della Camera è meno grave del resto della famiglia, un «concorso morale» nell'attività di riciclaggio, del quale tuttavia Gianfranco dovrà rispondere non solo ai giudici, ma soprattutto ai militanti, ex compagni di partito, che invocavano verità e chiarezza in merito alla vicenda della casa di Montecarlo e invece sono stati traditi. Perché la casa, lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad An per la «buona battaglia», è poi finita nelle mani dei fratelli Tulliani. SOLDI E IMMOBILI Anzi, a leggere le carte dell'inchiesta, e a seguire il flusso di denaro che arrivava nelle tasche di Giancarlo Tulliani (che si è ormai rintanato a Dubai per evitare la galera), non è difficile comprendere come l'opaca operazione di compravendita dell'appartamento in boulevard Princesse Charlotte numero 14 c'entri in questa storia di soldi illeciti e macchinette da gioco. Secondo i pm, infatti, l'immobile sarebbe stato acquistato, dal cognato attraverso due società offshore (Printemps e Timara) con i soldi dell'imprenditore Corallo, già accusato di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale. Un'operazione effettuata nel 2008, per poco più di 300mila euro e che con la cessione dell'immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari. Sui conti dei Tulliani arrivarono 2,4 milioni di euro provenienti da Corallo per nuovi acquisti immobiliari e manovre economico-finanziarie tra Italia, Olanda, Antille, Monaco e Santa Lucia, e il coinvolgimento di Fini è legato proprio al suo rapporto con il re delle slot. Un rapporto che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani da cui, si mormora, ora Gianfranco abbia preso le distanze definitivamente. Ma se con il cognato è gelo da tempo, Elisabetta è pur sempre la madre delle sue bambine. Leggi anche: Fini alla sbarra? Prima pagina da godere de Il Tempo «PRONTO A CHIARIRE» «Chiarirò tutto, dimostrerò la mia innocenza», ha dichiarato Fini tramite i suoi avvocati, Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno. Ieri, intanto, sono stati rinviati a giudizio anche altri 5 indagati tra i quali l'ex deputato di Fi Amedeo Laboccetta. A seconda delle posizioni sono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio e evasione fiscale. I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per le sue varie attività. Laboccetta è sereno, ma ha un cruccio: i tempi della giustizia. «Ho 70 anni», dice, «spero di poter vivere ancora a lungo, per vedere la fine positiva di questa vicenda». di Brunella Bolloli

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