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Sergio Marchionne, Luigi Bisignani svela luci e ombre: "La beffa finale e i 2 grandi rimpianti della sua vita"

Giulio Bucchi
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Un "destino cinico e baro" per Sergio Marchionne. Il Ceo di Fca è in fin di vita, le sue condizioni di salute sono drammaticamente peggiorate nelle ultime ore e il suo addio a Fiat Chrysler è stato obbligato e anticipato. Sul Tempo Luigi Bisignani ricorda il manager parlando di "sorte fatale" che gli ha impedito di "godere una vecchiaia dorata e lo ha tolto dalla scena mondiale". Luci e ombre dell'unico vero erede di Gianni Agnelli, in grado di essere di casa dal presidente americano Barack Obama come l'Avvocato lo era di John F. Kennedy. Ma Marchionne non era solo un mago dei numeri e dei bilanci, ma pure "campione di trasformismo relazionale", passava con disinvoltura da Monti a Renzi, per poi rinnegarli, da Barack a Donald Trump. Un pragmatico che "ha portato la società fuori dalle secche, collezionando successi per gli azionisti a danno del sistema Paese". Scaltro, spregiudicato, ha detto addio a Confindustria e all'Italia portando Fiat fiscalmente in Olanda "infischiandosene di quanti miliardi di lire il governo aveva destinato a Torino dal dopoguerra in poi, con la beffa finale di un inglese come suo successore". "Lascia il mondo del lavoro - conclude Bisignani - con due grandi rimpianti: non aver vinto il mondiale con la Ferrari e e non essere riuscito a chiudere l'accordo con General Motors".

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