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Sergio Marchionne e la malattia, il dolore di Grande Stevens: "Quando ho capito che era alla fine"

Giulio Bucchi
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Una lettera per ricordare Sergio Marchionne. Uno dei grandi vecchi della Fiat, l'ex vicepresidente e storico braccio destro di Gianni Agnelli, Franzo Grande Stevens, scrive al Corriere della Sera e ripercorre le tappe del Ceo di Fiat Chrysler, che insieme a Gianluigi Gabetti convinse ad arrivare a Torino su consiglio di Umberto Agnelli, in punto di morte. Era il 2004 e da allora Marchionne ha ribaltato l'azienda, salvandola prima e traghettandola negli Usa poi. GUARDA IL VIDEO - L'ultima apparizione pubblica di Marchionne: i segni della malattia "Sergio è stato il mio migliore amico di una vita - scrive Grande Stevens -. Gabetti ed io avremmo potuto considerarlo per la nostra età un figlio e invece divenne un nostro fratello, che ci consultava e ci insegnava che cosa vuol dire occuparsi del successo di una grande azienda". Il dolore per la malattia che lo ha colpito, prosegue l'avvocato, "è indicibile. Quando dalla tv di Londra appresi il giovedì sera che egli era stato ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette. Tuttavia, quando seppi che era soltanto un intervento alla spalla, sperai. Invece, come temevo, da Zurigo ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine".

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