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Il candidato ideale di Fini:comunista e omosessuale

Il leader di Fli ha in mente di sostenere la candidatura di Rosario Crocetta alle elezioni regionali siciliane

Matteo Legnani
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di Francesco Borgonovo Pochi anni fa Gianfranco Fini non avrebbe permesso a Rosario Crocetta neppure di fare il maestro elementare, in quanto omosessuale. Adesso invece ha in mente di sostenere la sua candidatura alla presidenza della Regione Siciliana.  E così - tramite salto triplo con doppio avvitamento e capriola finale - la metamorfosi è definitivamente completata.  L'ex camerata schierato al fianco di un gay dichiarato (fin qui niente di male) e per giunta comunista. Uno che è stato iscritto al Pci, poi a Rifondazione, quindi ai Comunisti italiani per poi diventare europarlamentare del Partito democratico.  Uno che ha firmato articoli per il Manifesto, l'Unità e Liberazione, certo non per il Secolo d'Italia (anche se, sotto la direzione di Flavia Perina, la differenza non si sarebbe notata). E mica ha cambiato idea, Rosario Crocetta. Anzi, pochi giorni fa - dimostrando straordinario fiuto politico e devastanti doti di comunicatore - ha dichiarato testualmente: «Più a sinistra di me c'è solo Renato Curcio», quello delle Brigate Rosse. Un genio, praticamente.  E infatti i finiani ci si sono buttati a pesce, individuandolo come candidato ideale attraverso il rigidissimo criterio di selezione del personale politico che si sono imposti da alcuni mesi a questa parte e che si può riassumere nella massima: «Basta che respirino, anche se a fatica». Fino a ieri  si erano udite solo voci di corridoio, pettegolezzi da parlamentino. Ma ecco che l'astuto stratega Fabio Granata, maestro di contrattazioni, rilascia un'intervista al quotidiano Europa in cui teorizza una raffinata alchimia di alleanze: Rosario Crocetta, spiega «può incarnare il progetto politico che noi sosteniamo per questa Regione». E quale sarebbe, il fantomatico progetto politico? Forse la ricostruzione del Soviet Supremo a Mondello? La nazionalizzazione della granita? La distribuzione gratuita di arancini ai figli del proletariato? «Crocetta può essere la persona giusta», conclude l'affilato Granata,  ponendo una sola condizione, ovvero che «il suo schieramento deve aprirsi alle forze autonomiste». Tanto basta a Fli per concedere l'appoggio al buon Crocetta, quello che dichiara orgoglioso: «Io sono un uomo di sinistra e la mia storia lo dimostra». La storia di Fini e dei suoi seguaci dimostra invece che son capaci di tutto, anche di schierarsi al fianco di un personaggio che incarna l'antitesi di tutti i valori sostenuti fino all'altro ieri.   Era appena il 1998 quando Gianfranco dichiarava davanti alle telecamere del Maurizio Costanzo Show: «L'omosessualità non si può considerare una cosa normale». E un secondo dopo rincarava la dose: «Con me è il 95% degli italiani. Gli omosessuali non possono essere un modello come gli eterosessuali». Guarda un po', adesso ne vuole uno come candidato governatore. Ma non c'è bisogno di tornare alla preistoria per ottenere la misura dei rivolgimenti finiani.  Non più tardi del 2007, infatti, Alleanza Nazionale faceva parte della coalizione che  sosteneva Tonino Gagliano come candidato sindaco di Gela. Dall'altra parte, con un'alleanza che andava dai Ds fino a Rifondazione (passando per una fantomatica lista «Il coccodrillo»),  c'era - toh che sorpresa - il simpatico Rosario Crocetta. Infatti Fini in persona si recò in Sicilia per fare campagna elettorale contro di lui. Vedendo Gianfranco tornare, stavolta per partecipare al comizio di Crocetta, i siciliani potrebbero confondersi e domandarsi se al presidente della Camera non abbiano fornito un indirizzo sbagliato. Immaginiamo già il siculo  che chiede sbigottito al vicino: «Turi, ma questo qui non è quello dell'altra volta? Ma non era di destra? Qua non si capisce più una minchia...».  In fondo, però, il leader di Fli un po' lo capiamo. Se l'alternativa era  correre da soli con Granata come candidato,  meglio il gay comunista. In fondo, Fini e Crocetta qualcosa in comune ce l'hanno. Rosario, nelle scorse settimane, si è esibito in una dichiarazione sorprendente: «Se vinco, smetto di fare sesso». Una promessa molto credibile. Un po'  come quest'altra: «Se si dimostra che la casa di Montecarlo è di Gianfranco Tulliani, mi dimetto».

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