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Tares, ecco perché la tassa sui rifiuti di Monti è un'altra patrimoniale

La Tares si pagherà sui metri quadri e non sull'attitudine a produrre "monnezza". E così costerà più delle tasse che sostituisce

Giulio Bucchi
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  di Davide Giacalone La tassa sulla spazzatura è una tassa spazzatura. È la mascheratura dell'ennesima patrimoniale, un ladrocinio senza corrispettivo di servizi, un prelievo commisurato alle inefficienze comunali, un salasso per non risolvere i problemi e, come se non bastasse, un monumento all'idiozia legislativa e al sopruso incivile. Basti pensare che pagheremo ancora un'addizionale “ex Eca”, che sarebbe un di più che era dovuto agli enti comunali d'assistenza, istituiti nel 1938 e soppressi nel 1978. La Tares (fu Tarsu, fu Tia, fu TaRi), così ribattezzata dalla fantasia malata di chi cambia nome alle cose per lasciare le cose come stanno, è l'incarnazione del satanismo fiscale. Filiazione di uno Stato tanto più esigente quanto più inefficiente. È una patrimoniale perché si paga in ragione dei metri quadrati e non dell'attitudine a produrre rifiuti. Una persona che vive da sola in 300 metri quadrati pagherà di più di quindici persone che vivono in un terzo dello spazio, laddove è evidente che i secondi produrranno assai più rifiuti (il pattume di ciascuno di loro varrà il 2,3% di quello del solitario). È giusto così, sento dire, perché è bene che paghino di più i ricchi. Ma è assurdo, perché già si paga una patrimoniale sulla casa (Imu) sicché questa è la seconda tassazione della stessa cosa. In più sono tenuti a pagare tutti quelli che possiedono, occupano o detengono, a qualsiasi titolo, qualsiasi tipo di locale, quindi ci sono cittadini che pagheranno due o tre volte per il medesimo servizio. E pagheranno cifre che non hanno nulla a che vedere con il servizio in questione. Leggi l'articolo integrale di Davide Giacalone su Libero in edicola oggi, venerdì 21 dicembre    

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